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il re del mare 73

Il sole erasi già alzato diffondendo sulla pianura i suoi raggi dorati, appena sorti e già subito ardentissimi, non essendovi in quelle regioni nessuna frescura, nemmeno nelle prime ore del mattino.

I dayachi che assediavano il kampong, con l’apparire della luce, si erano allontanati di sei o settecento metri, riparandosi dietro ai grossi tronchi d’alberi appositamente abbattuti onde servirsene a modo di trincee mobili, potendo farli scorrere innanzi od indietro, a loro piacimento.

Pareva che durante la notte fossero aumentati di numero, perchè Tremal-Naik, appena ebbe lanciato uno sguardo all’ingiro, non potè trattenersi dall’osservare:

— Ieri sera non ve n’erano tanti intorno a noi.

Yanez stava per chiedergli qualche cosa, quando un secondo colpo di cannone si udì rimbombare in lontananza, ripercuotendosi contro le cinte del kampong.

— Questo rombo viene dal sud! — esclamò il portoghese. — Sono i cannoni da caccia della Marianna che tirano. I dayachi hanno assalito i miei uomini.

— Sì — confermò l’indiano: — viene dalla parte del Kabatuan. Credi che possano respingere il nemico, coi pezzi che hanno a loro disposizione?

— Bisognerebbe conoscere il numero degli assalitori. Di quali forze dispone quel maledetto «pellegrino»?

— Ha fanatizzato quattro tribù: e ognuna deve avergli fornito non meno di centocinquanta guerrieri.

— E armati di fucili?

— Sì, Yanez. Quell’uomo misterioso ha portato con sè un vero arsenale e perfino dei lila e dei mirim. To’, un altro colpo!

— E queste sono le spingarde! — esclamò Yanez, facendo un gesto di rabbia.

Dalla parte dell’immensa foresta che si estendeva verso il sud, giungevano ad intervalli delle detonazioni più leggere e più secche, che dovevano essere prodotte da pezzi a canna lunga.

Poi gli spari aumentarono rapidamente d’intensità, formando un rimbombo incessante, come se molti pezzi d’artiglieria e molte spingarde sparassero insieme.

Yanez era diventato pallido e nervosissimo. Passeggiava intorno alla piattaforma come un leone in gabbia, interrogando ansiosamente cogli sguardi tutti i punti dell’orizzonte. Anche l’indiano era in preda ad una eccitazione vivissima.