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72 | emilio salgari |
Aveva pronunciate quelle parole con un tono così grave, che l’indiano ne fu colpito.
— C’è qualche cosa in aria? — chiese.
— Ma... non si sa ancora. Corrono delle voci che inquietano la Tigre della Malesia.
— E quali?
— Che gl’Inglesi abbiano intenzione di farci sloggiare da Mompracem. È un po’ di tempo che tutti gli atti di pirateria che succedono lungo le coste occidentali dell’isola li addebitano a noi, quantunque da molti anni i nostri prahos dormano sulle loro ancore. Dicono che la nostra presenza incoraggia i pirati costieri e che noi direttamente o indirettamente li aizziamo contro le navi che si recano a Labuan. Frottole, ma già tu conosci la doppiezza del Leopardo inglese.
— E anche la sua ingratitudine — disse l’indiano. — Ecco come vorrebbero compensarci d’aver liberato l’India dalla setta dei Thug. E Sandokan cederebbe?
— Lui! Ah, quell’uomo è capace di gettare il guanto di sfida contro tutta l’Inghilterra e di...
Un lontano colpo di cannone gli aveva interrotta la frase.
— Hai udito? — esclamò, balzando in piedi in preda ad una vivissima agitazione.
— Sì, il cannone tuona verso il sud.
— I dayachi attaccano la Marianna!
— Seguimi sull’osservatorio, Yanez — disse Tremal-Naik. — Di lassù potremo udire meglio da quale parte giungono gli spari.
VIII.
I due uomini, visibilmente impressionati, uscirono dalla stanza e, salita una scala, si trovarono su una delle terrazze del bengalow su cui si alzava la torricella o meglio il minareto, essendo altissimo e sottilissimo, con una piccola gradinata esterna.
In pochi istanti raggiunsero la cima, che terminava in una piccola piattaforma circolare, su cui trovavasi una grossa spingarda dalla canna lunghissima che doveva battere da quell’altezza tutti i punti dell’orizzonte.