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il re del mare | 69 |
alla dubgah per il costume anglo-indù, più semplice e più comodo, consistente in una giacca di tela bianca con alamari di seta rossa, fascia larghissima ricamata in oro e calzoni strettissimi pure bianchi e turbantino.
— Qui, sul mio petto, amico Yanez! — aveva esclamato, abbracciandolo strettamente. — È destinato che debba sempre ricorrere alla generosità ed al valore delle invincibili Tigri di Mompracem. Come sta la Tigre della Malesia?
— Muore di salute.
— E la tua Surama?
— Mi ama sempre intensamente. E Darma dov’è, che non la vedo?
— La tigre, o mia figlia?
— L’una e l’altra, giacchè mi scordavo della tua brava bestia.
— Mia figlia dorme in questo momento; e la tigre marcia verso la costa con Kammamuri.
— Come! Il maharatto non è qui? — esclamò Yanez.
— Temendo che Tangusa non avesse potuto raggiungervi e guidarvi qui, egli è partito nonostante i miei consigli, con una piccola scorta e forse a quest’ora, se è riuscito a sfuggire ai dayachi, si è imbarcato per Mompracem.
— Lo ritroveremo più tardi.
— Vieni, amico — disse Tremal-Naik. — Non è questo il luogo per scambiarci le nostre confidenze. Olà, Tangusa, fa’ gli onori di casa e prepara da mangiare e da bere alle Tigri di Mompracem.
S’avviò verso il bengalow che s’alzava fra alcune immense tettoie piene di prodotti agricoli ed una doppia linea di capanne, ed introdusse l’amico in una stanza a pianterreno che era illuminata da una bella lampada indiana, i cui vetri azzurrognoli attenuavano la luce. Tremal-Naik non aveva rinunciato ai suoi gusti di bengalese. Ed infatti la stanza era arredata con mobili indiani, leggeri sì, ma elegantissimi e tutto all’intorno aveva quei bassi e comodi divani che si vedono in tutte le ricche abitazioni degli adoratori di Brahma, di Sivah o di Visnù.
— Un buon bicchiere di bram, innanzi tutto — disse l’indiano, riempiendo due bicchieri con quell’eccellente liquore composto con riso fermentato, zucchero e succhi di varie palme che lo profumano. — Arresta il sudore.
— Ed io sono inzuppato, come un cavallo che ha percorse dodici leghe tutte d’un fiato. Non sono più giovane, amico mio