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62 | emilio salgari |
dandosi con spavento alle spalle, credendo di vedersi rovinare addosso quei mostruosi animali. Anche Yanez appariva preoccupato.
Avevano raggiunta una macchia formata quasi esclusivamente di enormi alberi della canfora, che nessuna forza avrebbe potuto atterrare, avendo quelle piante dei tronchi grossissimi, quando il pilota per la seconda volta si arrestò, dicendo precipitosamente:
— Gettatevi sotto queste piante che sono sufficienti a proteggerci. Ecco che giungono!
Si erano appena lasciati cadere dietro a quei tronchi colossali quando si videro apparire i primi elefanti.
Sbucavano a corsa sfrenata da una macchia di sunda matune, gli alberi della notte, così chiamati perchè i loro fiori non si schiudono che dopo il tramonto del sole e dei quali dovevano aver fatta una vera strage nella carica furibonda.
Quei colossi, che parevano pazzi di terrore, piombarono di colpo su di un ammasso di giovani palme che sbarrava loro la via e le abbatterono come se una falce immensa, manovrata da qualche titano, fosse scesa su quelle piante.
Non era che l’avanguardia quella, poichè pochi istanti dopo si rovesciò su quello spazio il grosso, con clamori spaventevoli.
Erano quaranta o cinquanta elefanti, fra maschi e femmine, che si urtavano fra loro confusamente, cercando di sorpassarsi. Le loro formidabili trombe percuotevano con impeto irresistibile alberi e cespugli, tutto abbattendo. Vedendone alcuni che pareva volessero scagliarsi verso gli alberi della canfora, Yanez stava per far eseguire una scarica, quando vide apparire, dietro ai pachidermi, dei punti luminosi che descrivevano delle fulminee parabole.
— Silenzio! Che nessuno si muova! I dayachi! — aveva esclamato Padada.
Parecchi uomini, quasi interamente nudi, correvano dietro agli elefanti, scagliando sui loro dorsi dei rami resinosi accesi, che subito raccoglievano appena caduti, tornando a lanciarli.
Non erano che una ventina; tuttavia i pachidermi, atterriti da quella pioggia di fuoco che cadeva loro addosso senza posa, non osavano rivoltarsi, mentre con una sola carica avrebbero potuto spazzare e stritolare quel piccolo gruppo di nemici.
— Non muovetevi e soprattutto non fate fuoco! — aveva ripetuto precipitosamente Padada.
Gli elefanti erano già passati, urtando i primi tronchi della mac-