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56 | emilio salgari |
piatto e sotto la gola un lungo gozzo che pende come una vescica gonfia, le quali saltellavano di ramo in ramo, senza dimostrare alcuna preoccupazione. In acqua invece nuotavano fra le erbe, numerose bewah, gigantesche lucertole semiacquatiche che raggiungono sovente i due metri di lunghezza. Dei dayachi nessun indizio. Se fossero stati vicini, quei quadrumani non avrebbero mostrata tanta tranquillità, essendo molto diffidenti.
La Marianna, che s’avanzava assai lentamente aiutata anche dai remi, non potendo il vento soffiare troppo liberamente fra quelle due immense muraglie di verzura, continuò a salire indisturbata fino al mezzodì, poi si arrestò dinanzi ad una specie di piattaforma che si avanzava nell’acqua sorretta da alcune file di pali.
— L’embarcadero del kampong di Panguratan! — avevano esclamato simultaneamente il pilota e Tangusa.
— Giù le ancore e accosta — aveva comandato subito il portoghese. — Alle spingarde gli artiglieri.
Due ancorotti furono affondati ed il veliero, spinto dalla corrente, andò ad appoggiarsi all’embarcadero, ai cui pali fu legato.
Yanez era salito sulla murata, per accertarsi meglio che nessun dayaco si trovava imboscato su quella riva.
Che quei crudeli selvaggi vi fossero passati non vi era dubbio, potendosi scorgere a breve distanza dall’embarcadero gli avanzi di parecchie capanne distrutte dal fuoco ed una vasta tettoia semiscoperchiata, coi pilastri anneriti dal fumo e dalle fiamme.
— Pare che non vi sia nessuno qui — disse Yanez, volgendosi verso il meticcio che si era pure rizzato sulla murata.
— Non si aspettavano che noi giungessimo fin qui — rispose Tangusa. — Erano troppo sicuri di poterci fermare e massacrare alla foce del fiume.
— Quanto distiamo dal kampong?
— Tre o quattro ore, signor Yanez. Contate di partir subito?
— Sarebbe imprudenza. Aspettiamo la notte; passeremo più facilmente e forse senza essere veduti.
— Quanti uomini prenderemo?
— Non più di venti. Mi preme che la Marianna non rimanga troppo sprovvista. Se la perdessimo sarebbe finita per tutti, anche per Tremal-Naik e per Darma. Frattanto noi faremo una breve esplorazione nei dintorni, per accertarci che non ci si tenda qualche agguato. Questa tranquillità non mi rassicura affatto.
Fece mettere in batteria le spingarde ed i pezzi, volgendoli verso l’embarcadero, rizzando delle barricate formate con barili pieni