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52 | emilio salgari |
I gaviali, vedendo cadere quella manna, si erano alzati, poi vi si erano scagliati sopra disputandosela ferocemente. In un momento non si vide che un ammasso di scaglie e di code poderosamente agitate che picchiavano in tutte le direzioni; poi, messi in appetito da quei pochi bocconi, si spinsero verso l’orlo del banco, alzando le loro ampie mascelle, armate di lunghi denti, verso la Marianna, in attesa d’un’altra distribuzione.
— Signor Yanez — disse Sambigliong, — aspettano qualche cosa di meglio quegli insaziabili ghiottoni.
— Daremo loro un uomo — rispose il portoghese, guardando il pilota che fissava cogli occhi smarriti le gole spalancate dei mostri, come se avesse compreso che quell’uomo era lui.
— Signore — balbettò, accostandosi a Yanez.
— Taci! — gli rispose questi seccamente.
— Che cosa volete fare di me?
— Lo saprai presto. A te, Sambigliong.
Il mastro annodò attorno ai fianchi del malcapitato malese una solida corda, poi alzandolo bruscamente fra le poderose braccia, lo gettò fuori dal bordo prima che avesse pensato ad opporre qualsiasi resistenza.
Padada aveva mandato un urlo terribile, credendo di cadere fra le mascelle di quei formidabili rettili; invece rimase sospeso fra l’acqua ed il bordo.
I gaviali, vedendo quella preda umana, con un balzo si erano precipitati in acqua, nuotando velocemente verso la Marianna.
Il pilota, pazzo dal terrore, si dibatteva disperatamente girando e rigirando su se stesso e mandando urla strozzate. Un’angoscia indescrivibile traspariva dai suoi lineamenti spaventosamente alterati.
— Aiuto! Aiuto! Grazia! Salvatemi!... — gridava, facendo sforzi supremi per spezzare le corde che gli legavano le mani.
Yanez, in piedi sul capo di banda, aggrappato alla grisella di babordo del trinchetto, lo guardava impassibilmente, mentre i gaviali tentavano di afferrare la preda, slanciandosi più che mezzi fuori dell’acqua, con poderosi colpi di coda.
— Se Padada non muore di spavento è un vero miracolo — disse Tangusa.
— Hanno la pelle dura i Malesi — rispose Yanez. — Lasciamolo gridare un po’.
Il pover’uomo gridava a squarciagola, peggio d’una scimmia rossa, urlando sempre: