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48 | emilio salgari |
compiute rapidamente, fra una vera pioggia di cenere che la brezza avventava contro il veliero, accecando e facendo tossire gli uomini.
Regnava ancora un caldo infernale sul fiume, essendo le due rive coperte da un altissimo strato di carboni ancora ardenti; tuttavia non vi era più pericolo di morire asfissiati.
Alle quattro del mattino le ancore furono issate, e la Marianna riprese la navigazione con notevole velocità, senza essere stata disturbata.
I dayachi, che dovevano aver subìte delle perdite crudeli, non si erano più fatti vedere. Forse l’incendio, che aumentava sempre verso ponente, li aveva obbligati ad una precipitosa ritirata.
— Non si scorgono più — disse Yanez al meticcio, che osservava le due rive sulle quali ondeggiavano ancora dense colonne di fumo e nembi di scintille. — Se ci lasciassero tranquilli almeno fino a che possiamo raggiungere l’embarcadero! Che non abbiano capito che noi siamo persone risolute a difendere estremamente la pelle? Dopo le due lezioni ricevute, dovrebbero essersi persuasi che non siamo gallette per i loro denti.
— Hanno capito, signor Yanez, che noi accorriamo in aiuto del mio padrone.
— Eppure nessuno gliel’ha detto.
— Io scommetto che lo sapevano, prima ancora del vostro arrivo. Qualche servo ha tradito il segreto, od ha uditi gli ordini dati da Tremal-Naik all’uomo che vi fu mandato.
— Che sia così?
— Quel malese che voi avete raccolto e che si offerse come pilota, devono averlo mandato essi incontro alla Marianna.
— Per Giove! Non mi ricordavo più di quel furfante! — esclamò Yanez. — Giacchè i dayachi ci lasciano un po’ di tregua e l’incendio si spense più in su, potremmo occuparci un po’ di lui. Chissà che non riusciamo a strappargli qualche preziosa informazione su quel misterioso «pellegrino».
— Se parlerà...
— Se si ostinerà a rimaner muto, m’incarico io di fargli passare un brutto quarto d’ora. Vieni, Tangusa.
Raccomandò a Sambigliong di mantenere gli uomini ai loro posti di combattimento, temendo sempre qualche nuova sorpresa da parte di quegli ostinati nemici e scese nel quadro, dove la lampada bruciava ancora.
In una cabina attigua al salotto, su un lettuccio, giaceva il pi-