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40 | emilio salgari |
— Siamo al passo più stretto del fiume, signor Yanez — disse poi. — Prudenza o daremo dentro a qualche banco.
Il fiume, che fino allora si era mantenuto abbastanza largo, permettendo alla Marianna di manovrare liberamente, si era repentinamente ristretto in modo che i rami degli alberi s’incrociavano.
L’oscurità era diventata ad un tratto così profonda che Yanez non riusciva più a discernere le sponde.
— Bel luogo per tentare un abbordaggio — mormorò.
— E anche per fucilarci per bene, signore — aggiunse Tangusa.
— Punta le spingarde verso le due rive, Sambigliong! — gridò Yanez.
Gli uomini addetti al servizio delle grosse bocche da fuoco avevano appena eseguito quell’ordine, quando la Marianna, che da alcuni minuti aveva accelerata la corsa essendo la brezza diventata più fresca, urtò bruscamente contro un ostacolo che la fece deviare verso babordo.
— Che cosa è avvenuto? — gridò Yanez. — Ci siamo arenati?
— Ma no, capitano, — rispose Sambigliong che si era slanciato verso prua. — La Marianna galleggia!
Il meticcio con un colpo di barra rimise il legno sulla rotta primiera, quando avvenne un secondo urto e la Marianna tornò a deviare indietreggiando di alcuni passi.
— Come va questa faccenda? — gridò Yanez, raggiungendo Sambigliong. — Vi è una linea di scogli dinanzi a noi?
— Non ne vedo, capitano.
— Eppure non possiamo passare. Fa’ calare in acqua qualcuno.
Un malese gettò una fune e dopo averla assicurata, si lasciò scivolare, mentre il veliero per la terza volta tornava a indietreggiare.
Yanez e Sambigliong, curvi sulla murata prodiera, guardavano ansiosamente il malese che si era gettato a nuoto per cercare l’ostacolo che impediva al legno di avanzare.
— Scogliere? — chiese Yanez.
— No, capitano — rispose il marinaio, che continuava a inoltrarsi tuffandosi di quando in quando, senza preoccuparsi dei gaviali che potevano mozzargli le gambe.
— Che cos’è dunque?