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il re del mare 37

— Che cos’hanno preparato quelle canaglie? — esclamò il bravo portoghese.

— Capitano, prepariamo per maggior precauzione le pompe.

— E arma i nostri uomini di buttafuori e di manovelle per allontanare quei fuochi. Questi maledetti selvaggi cercano d’incendiare la nostra nave. Su, lesti, Tigrotti miei: non vi è tempo da perdere.

Quelle centinaia e centinaia di punti luminosi ingrandivano a vista d’occhio, trascinati dalla corrente e coprivano un tratto immenso di fiume.

Scendevano a gruppi, danzando con un effetto meraviglioso, che in altre occasioni Yanez avrebbe certamente ammirato, ma non in quel momento. Giravano su loro stessi, seguendo i gorghi, formando delle linee circolari e delle spirali, che poi bruscamente si rompevano, oppure delle linee rette che poi diventavano delle serpentine. Un gran numero filava lungo le rive; molti invece, anzi i più, danzavano in mezzo, essendo la corrente ivi più rapida.

Dove posassero nessuno poteva dirlo, essendo la notte oscura, anche a causa dell’ombra proiettata dalle piante altissime che coprivano le rive. Certo però dovevano ardere su dei minuscoli galleggianti.

Tutto l’equipaggio, armatosi frettolosamente di buttafuori, di pennoni, di aste e di manovelle, si era disposto lungo i fianchi della Marianna per allontanare quei fuochi pericolosi. Alcuni erano scesi nella rete della dolfiniera del bompresso e nelle bancazze per poter meglio agire.

— Sempre in mezzo al fiume! — aveva gridato Yanez a Tangusa, che aveva ripresa la barra del timone. — Se prenderemo fuoco, faremo presto a poggiare sull’una o sull’altra riva.

La flottiglia giungeva a ondate, correndo addosso alla Marianna, la quale s’avanzava lentamente, essendo il vento debolissimo.

— Recatemi uno di quei fuochi — disse Yanez ai malesi che si erano calati nella rete della dolfiniera, la cui estremità inferiore sfiorava quasi l’acqua.

Tutti i marinai si erano messi all’opera, vibrando furiosi colpi di buttafuori e di manovelle su quei fuochi galleggianti che ormai circondavano la Marianna.

Un malese, afferratone uno, lo aveva recato a Yanez. Si componeva d’una mezza noce di cocco, piena di bambagia inzuppata d’una materia resinosa ed attaccaticcia, che ardeva meglio del-