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36 | emilio salgari |
aveva abbandonata la barra, — pare che si preparino a farci passare una brutta notte, gli ex-coltivatori del tuo padrone.
— Lo sospetto anch’io, signore — rispose il meticcio.
In quell’istante verso prua si udirono delle esclamazioni:
— Lucciole!
— O fuochi?
— Guarda lassù.
— Brucia il fiume!
— Signor Yanez! Signor Yanez!
Il portoghese in pochi salti fu sul castello di prua, dove si erano già radunati parecchi uomini dell’equipaggio.
Tutto l’alto corso del fiume, che scendeva in linea quasi retta con leggeri serpeggiamenti, appariva coperto da miriadi di punti luminosi che ora si raggruppavano ed ora si disperdevano, per riunirsi poco dopo in linee ed in macchie foltissime. Yanez era rimasto talmente sorpreso, che stette per qualche minuto silenzioso.
— Qualche fenomeno, capitano? — chiese Sambigliong. — È impossibile che quelle siano lucciole.
— Nemmeno io lo credo — rispose finalmente Yanez, la cui fronte si rabbuiava sempre più.
Tangusa, che aveva affidato momentaneamente la barra a uno dei timonieri, era pure accorso, allarmato da quelle esclamazioni.
— Sapresti dirmi di che cosa si tratta? — chiese Yanez, vedendolo.
— Quelli sono fuochi che scendono il fiume, signore — rispose il meticcio.
— È impossibile! Se ognuno di quei punti luminosi segnalasse una barca, ve ne dovrebbero essere delle migliaia e non credo che i dayachi ne posseggano tante, nemmeno riunendo tutte quelle che si trovano sui fiumi bornesi.
— Eppure sono fuochi — replicò Tangusa.
— Accesi dove?
— Non so, signore.
— Su dei tronchi d’albero?
— Non saprei dirvelo.
— Il fatto è che quei fuochi s’avvicinano, capitano; e che la Marianna potrebbe correre il pericolo d’incendiarsi.
Yanez lanciò un «Per Giove!» così tonante, che fece stupire Sambigliong, che non l’aveva mai veduto prima d’allora uscire dai gangheri.