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addosso al banco di Vernon, più di quanto l’equipaggio supponeva e la chiglia doveva essersi indubbiamente posata sul fondo.

Ed infatti, nel momento in cui le due scialuppe montate una da sir Moreland e da sei marinai indiani e l’altra da Tremal-Naik, Darma e Surama con i rematori malesi, giungevano sotto la scala di babordo, lo scafo s’inclinava dolcemente a tribordo coricandosi di sul fianco.

Sir Moreland, vedendo la nave ormai immobile, erasi affrettato a salire sul ponte, seguìto subito da Tremal-Naik e dalle due fanciulle.

Yanez si era voltato verso Sandokan, la cui faccia appariva assai abbuiata.

— Nemmeno la morte ci vuole — gli disse. — Che cosa vuoi fare?

— Andiamo a conoscere dunque il figlio della Tigre dell’India — disse, posando la destra sull’impugnatura d’oro del suo kriss. — Si guardi! La Tigre della Malesia potrebbe uccidere anche il Tigrotto.

Si sbarazzò della bandiera e scese lentamente la grisella, con la maestà d’un re che scende i gradini d’un trono e si fermò dinanzi a sir Moreland, dicendogli:

— Ebbene? Che volete fare di noi?

L’anglo-indiano, che pareva in preda ad una viva commozione, si levò il berretto salutando i due eroi della pirateria, poi disse con nobiltà:

— Permettetemi una parola, prima, signori.

Prese per una mano Darma, che era salita a bordo con Surama e, conducendola dinanzi a Tremal-Naik, gli disse:

— Io l’amo ed ella mi ama: io non potrei vivere senza vostra figlia, eppure i numi dell’India sanno quanto io ho fatto per dimenticarla. Colmate con una vostra parola il rivo di sangue che mi separava da voi, onde il grido terribile del mio assassinato genitore si spenga per sempre. La sua anima mi è comparsa ieri notte e mi ha detto di perdonare a tutti!

— Che cosa dite, sir Moreland? Di qual genitore parlate? — chiese Tremal-Naik, con angoscia.

— Darma, mi amate? — chiese sir Moreland, senza rispondere all’indiano.

— Sì, immensamente — rispose la fanciulla arrossendo ed abbassando gli occhi.

— La guerra è finita fra di noi — disse sir Moreland, — e