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sua eterna sigaretta e sembra solamente un po’ commuoversi, quando il suo sguardo s’incontra con quello di Surama.

Darma, seduta in un angolo, su un mucchio di cordami, a fianco di Tremal-Naik, con le mani appoggiate agli orecchi per attenuare il rombo assordante delle grosse artiglierie, sembra che guardi nel vuoto.

D’improvviso il Re del Mare, sollevato da una forza misteriosa, sobbalza da prua a poppa, mentre una enorme colonna d’acqua si rovescia sulla sua coperta spazzandola. Tutto il suo scafo vibra e sembra sfasciarsi come se scoppiassero le munizioni del Re del Mare.

Horward, l’ingegnere americano, si precipita in quel momento entro la torretta, pallido, esterrefatto:

— Hanno torpedinato il Re del Mare! — grida. — Coliamo a fondo!

Grida selvagge salgono dalle batterie, confondendosi con gli ultimi spari dei due pezzi da caccia della coperta, ancora servibili.

Il fuoco cessa bruscamente sulle quattro navi nemiche.

Sandokan volge un triste sguardo ai suoi due compagni, poi dice:

— Ecco il momento supremo: la tomba è aperta per le ultime Tigri di Mompracem.

Alza Darma ed esce dalla torretta, seguìto da Yanez, da Tremal-Naik e da Surama, e si arresta al difuori a guardare la sua nave.

Povero Re del Mare! La superba nave, che ha resistito a tante prove e che pareva invincibile, non è più che una carcassa affondante.

Le sue torri sono state sventrate da quell’uragano di proiettili, i suoi cannoni sono quasi tutti smontati, il ponte è squarciato ed i fianchi hanno dei buchi enormi.

Ondate di fumo sfuggono dai boccaporti dai quali irrompono, neri di polvere e lordi di sangue, gli uomini delle batterie.

— Una scialuppa in mare! — comanda Sandokan.

Ve n’è una che per miracolo è sfuggita al fuoco del nemico. Alcuni malesi la calano precipitosamente, mentre altri abbassano la scala.

— Prima tu, Tremal-Naik, con le fanciulle — disse Sandokan.

— Non occuparti di noi. Gli equipaggi degli incrociatori vengono a raccoglierci.

Infatti numerose imbarcazioni si staccano dai fianchi delle navi