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308 | emilio salgari |
S’avvicinarono a Tremal-Naik che stava appoggiato ad un argano, seguendo con gli sguardi inquieti sua figlia che vagava, come un fantasma sul castello di prua.
— Amico — gli disse Sandokan con accento triste, — qui domani si inabisseranno le ultime Tigri di Mompracem.
Tremal-Naik aveva provato un brivido ed aveva alzata vivamente la testa.
— Chi credi che siano quegli incrociatori per poter vincere la tua poderosa nave? — chiese.
— I quattro grossi incrociatori che hanno cercato di catturarci nella baia di Sarawack. Noi siamo certi di non ingannarci.
— E quelli affonderanno il tuo Re del Mare?
— Ne ho la convinzione.
— Ed anch’io — disse Yanez. — Quelle navi devono possedere un’artiglieria formidabile e sono in quattro!
— E poi siamo immobilizzati — aggiunse Sandokan.
— Infine che cosa volete concludere? — chiese l’indiano.
— Proporti di recarti a bordo di una di quelle navi e di arrenderti, conducendo con te tua figlia e Surama.
Tremal-Naik si era rizzato, facendo un gesto di sorpresa e insieme di dolore.
— Io allontanarmi da voi! — esclamò. — Oh, no, mai! Se qui morranno le ultime Tigri di Mompracem a cui io debbo la vita e tanta riconoscenza, morranno anche il vecchio cacciatore della Jungla Nera e sua figlia.
— Io debbo avvertirti però che tua figlia ama ed è riamata da un uomo che potrebbe farla felice — disse Sandokan.
— Sir Moreland, è vero? — disse Tremal-Naik. — Me n’ero accorto. Avete informato Darma del grave pericolo che corriamo?
— Sì — rispose Yanez.
— Che cosa vi ha detto?
— Che non lascerà la nostra nave.
— Non poteva rispondere diversamente — disse l’indiano, con orgoglio. — Il buon sangue non mente. Se il destino ha segnato la nostra fine, si compia il fato.
Si strinsero la mano e si diressero tutti e tre verso il ponte di comando.
Ad un tratto Yanez si fermò, mandando un grido:
— Stupido! Ed io che lo avevo ancora dimenticato.
— Chi? — chiesero ad una voce Sandokan e Tremal-Naik.
— Il «Demonio della Guerra».