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— No, signor Yanez — disse Darma, con maggior freddezza. — Noi non vi abbandoneremo, è vero, Surama?

— Io sarò felice di morire a fianco del mio sahib bianco — rispose l’indiana.

Yanez le accarezzò con una mano la lunga capigliatura nera, poi disse:

— Bah!... Chissà!... Non siamo ancora vinti.



XVI.


Il figlio di Suyodhana.


No, le ultime Tigri di Mompracem non erano vinte ancora, però potevano esserlo ben presto, non sapendo più dove rifornirsi del combustibile così necessario a loro, quanto e forse più della polvere da sparo.

Il carbone diminuiva a vista d’occhio ed i pozzi erano quasi vuoti e nessuna speranza si offriva d’incontrare qualche nave. Era necessario prendere una decisione suprema, e fu subito presa da Sandokan e da Yanez, d’accordo con Tremal-Naik e con l’ingegnere americano.

Fu deliberato di raggiungere senza indugio l’isola di Gaia, dove si erano raccolti i prahos in attesa della fine della guerra, non perchè là si potesse sperare di trovar del combustibile, ma per aver almeno, nel momento supremo, l’appoggio di quei velieri e nel medesimo tempo per inviarne alcuni a Bruni a far carico.

Trattandosi di piccoli legni mercantili, che potevano inalberare qualsiasi bandiera, nessuno avrebbe potuto sollevare ostacoli se avessero chiesto d’imbarcare del carbone.

La questione consisteva nel poter raggiungere quell’isola, lontana più di quattrocento miglia, prima che la squadra alleata che doveva ormai aver abbandonate definitivamente le acque di Sarawack, piombasse sul Re del Mare e lo sorprendesse coi fuochi semispenti, obbligandolo ad accettare la lotta contro forze enormemente superiori.

Pel momento non pareva che quel gran pericolo lo minacciasse perchè al mattino, da un giong che veniva dal sud, avevano avuto