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il re del mare | 297 |
Non si sa mai!... Potreste, in un momento di malumore, provarla contro di noi e fare scoppiare il nostro Re del Mare.
— Fate pure.
— E che i vostri bagagli, che devono di certo contenere il segreto di quella diavoleria spaventosa, si terranno sotto sequestro sotto la mia personale vigilanza.
— Non mi oppongo.
— E aggiungo ancora che farò intrecciare appositamente un buon canapo per appiccarvi senza misericordia, se vi saltasse il ticchio di tentare qualche cosa contro di noi. Mi avete ben compreso, signor «Demonio della Guerra»?
— Perfettamente — rispose l’americano.
— E così?
— Accetto, comandante.
— Non dite però a nessuno che voi siete un parente di messer Belzebù; i nostri uomini sono gente risoluta e coraggiosa, ma potrebbero spaventarsi sapendo d’aver io imbarcato il «Demonio della Guerra». Dottore, fate cercare i vostri bagagli.
Durante quello strano colloquio, i passeggeri avevano sgombrato lo steamer, affollandosi confusamente nelle scialuppe, dove erano già imbarcati i viveri sufficienti per poter raggiungere la costa bornese, senza correre il pericolo di soffrire la fame e la sete.
Non si erano però ancora allontanate, attendendo il loro comandante, il quale si era ancora recisamente rifiutato di lasciare la sua nave, nonostante le preghiere dei suoi ufficiali e le intimazioni di Yanez e dei suoi uomini.
Il valoroso marinaio anzi si era seduto tranquillamente su una sedia a dondolo, che aveva fatta portare sul ponte di comando e si era messo a fumare la sua pipa, con una calma che aveva stupito gli stessi malesi. Alle minacce di Yanez di farlo imbarcare con la violenza, egli aveva risposto con una semplice scrollata di spalle.
Il portoghese, ammirando quel coraggio, prima di risolversi a lanciare contro il comandante i suoi uomini, aveva fatto avvertire Sandokan.
— Ah!... Non vuole lasciare la sua nave? — aveva risposto la Tigre della Malesia, che era a portata di voce. — Che ci rimanga, giacchè così vuole.
Ordinò alle scialuppe di prendere subito il largo, sotto la mi-