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26 | emilio salgari |
almeno trecento selvaggi, sufficientemente armati che muovevano all’abbordaggio della Marianna, risoluti, a quanto pareva, ad espugnarla e massacrare i suoi difensori fino all’ultimo, non potendosi sperare quartiere da quei barbari sanguinari che non hanno che un solo desiderio: quello di fare raccolta di cranî umani.
— La faccenda minaccia di diventare seria — mormorò Yanez, vedendo quelle nuove scialuppe. — Tigrotti miei, date dentro più che potete o noi finiremo per lasciare qui le nostre teste. Quel cane d’un pellegrino li ha fanatizzati per bene, e li ha fatti diventare idrofobi.
S’accostò al pezzo da caccia di tribordo, che in quel momento era stato scaricato e allontanò Sambigliong che stava pigliando la mira.
— Lascia che mi scaldi un po’ anch’io — disse. — Se non sfasciamo i pontoni e mandiamo in acqua i loro lila, fra tre minuti saranno qui.
— Le spine li tratterranno, capitano.
— Eh, non so, mio caro. I loro kampilang avranno buon gioco.
— Ed i nostri gabbieri non ne avranno meno con le loro granate.
— Sia, ma preferisco che non giungano qui.
Diede fuoco al pezzo e, come al solito, non mancò il colpo. Uno dei pontoni, formati da due scialuppe riunite da un ponte, andò a catafascio. Le prore, spaccate a livello d’acqua, in un momento si riempirono ed il galleggiante affondò.
Un secondo fu pure gravemente maltrattato, ma al terzo colpo di cannone sparato da Yanez le scialuppe erano già quasi sotto.
— Impugnate i parang e portate le spingarde a poppa! — gridò, abbandonando il pezzo che ormai diventava inutile. — Sgombrate la prora!
In un baleno quei comandi furono eseguiti. I fucilieri si ammassarono sul cassero, lasciando soli i gabbieri nelle coffe, mentre Sambigliong con alcuni uomini sfondava a colpi di scure due casse lasciando scorrere per la coperta una infinità di pallottoline d’acciaio irte di punte sottilissime.
I dayachi, resi furiosi dalle gravi perdite subìte, avevano circondata la Marianna urlando spaventosamente e cercavano di arrampicarsi, aggrappandosi alle bancazze, alle sartie, ai paterazzi ed alla dolfiniera del bompresso.