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288 | emilio salgari |
numero sulle torrette con un fracasso assordante ed alzando lunghe fiammate, senza però riuscire a spaccare le lastre metalliche.
La nave delle Tigri di Mompracem rispondeva con pari energia. I suoi grossi pezzi da caccia tuonavano senza posa, danneggiando gravemente gli avversari, troppo deboli per misurarsi con essa.
Yanez, con la eterna sigaretta in bocca, e Sandokan assistevano tranquillamente a quell’orribile spettacolo, senza che un muscolo del loro viso trasalisse. Solamente quando qualche proiettile colpiva in pieno le navi avversarie, manifestavano la loro compiacenza con una fumata più vigorosa il primo e con una semplice mossa del capo il secondo.
A bordo il rimbombo era assordante, spaventevole.
Getti di fuoco scattavano dalle feritoie delle torricelle e dai sabordi delle batterie e nembi di fumo avvolgevano i fianchi della poderosa nave.
Il Re del Mare fuggiva rapidissimo, sottraendosi al minaccioso accerchiamento della squadra, lasciandosi dietro turbini di fumo e di scintille. Passò come un proiettile fra due navi che cercavano di stringerlo, scaricando addosso a loro due tremende bordate e proteggendosi con due pezzi di poppa.
La squadra degli alleati, impotente a dargli una caccia vigorosa per deficienza di velocità, rimaneva indietro, non ostante marciasse pure a tiraggio forzato. Le sue palle non giungevano più sul ponte dell’incrociatore.
Già le Tigri di Mompracem si credevano oramai salve, quando dietro un’altra scogliera videro uscire a tutto vapore quattro superbi incrociatori, grossi quanto il Re del Mare.
- Saccaroa! — esclamò Sandokan. — Da dove sono sorte quelle navi, Yanez?... Fa’ mettere la prua al nord!
I quattro incrociatori s’erano slanciati sulla via del Re del Mare, ma disgraziatamente eran comparsi troppo tardi per prendere parte attiva al combattimento.
— Un momento prima e non so come ce la saremmo cavata — disse Yanez, che li osservava attraverso la feritoia di comando.
— Ma ora, signor Yanez, ci rimarranno sempre a poppa — disse l’ingegnere americano che li osservava attentamente. — Forse per armamento potranno competere con noi; non certo per forza di macchine. Guardate: guadagniamo visibilmente via e fra sei ore non li vedremo più.