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282 emilio salgari

La notte, chiarissima, essendo sorta la luna poco dopo le undici, permetteva di discernere sull’argentea superficie del golfo qualsiasi punto nero; i gabbieri però, ad ogni domanda che veniva loro indirizzata rispondevano sempre negativamente.

Nulla, sempre nulla!... Nessun punto nero sull’orizzonte!...

— Che quei colpi di cannone abbiano segnata l’agonia della Marianna? — si chiedevano tutti, con crescente ansietà.

Alla mezzanotte le coste orientali di Sedang cominciarono a delinearsi, nerissime per la massa imponente delle loro foreste secolari.

Ad un tratto, quando il Re del Mare aveva già imboccato il canale che s’apriva dietro le scogliere, una voce risuonò sulla piattaforma del trinchetto.

— Fumo dinanzi a noi!...

Yanez aveva puntato un cannocchiale nella direzione indicata.

Un grosso punto nero, che emetteva una fitta colonna di fumo, filava fra la costa e le scogliere, fuggendo verso levante.

— Una nave a vapore! — gridò il portoghese. — Duemila metri!... Buon tiro per dei valenti artiglieri!

«Fermiamola!... Cento rupie a chi la tocca!...

Non aveva ancora terminata la frase che il vecchio quartiermastro americano, che aveva già guadagnati i duecento dollari, era dietro al suo pezzo, sotto la torretta proviera di babordo.

Vedeva perfettamente la nave che cercava di fuggire. La luna la illuminava in pieno.

La distanza era ragguardevole, però il vecchio cannoniere aveva fiducia nei suoi occhi e nel suo pezzo.

— Ora li accomodo io! — disse. — Le cento rupie balleranno nelle mie tasche in attesa di comperare una montagna di tabacco ed un barile di ginepro.

Attese che la nave passasse attraverso la prora dell’incrociatore e fece fuoco rapidamente.

Aveva colpito nel segno, causando all’avversario qualche grave danno o l’aveva mancato? Gli fu impossibile saperlo, perchè quasi nell’istesso momento la nave scompariva dietro un ostacolo, che la distanza non aveva permesso prima di distinguere, un isolotto o qualche scogliera.

Il Re del Mare si era messo alla caccia, rallentando però la corsa, perchè da un momento all’altro poteva trovarsi dinanzi a uno dei tanti numerosi banchi sabbiosi che si estendono dinanzi alle foci del Sedang.