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il re del mare 23

dosi a sua volta sul malese che tentava di opporre resistenza al mastro.

Il pilota, vedendo il comandante che aveva pure impugnata una pistola e che pareva pronto a fargli scoppiare la testa, era diventato grigiastro, ossia pallido; pure rispose con una certa calma:

— Signore, sono disceso per cercare una miccia per le spingarde...

— Qui, le micce! — gridò Yanez. — Tu, briccone, cercavi d’incendiarci la nave!

— Io!

— Sambigliong, lega quest’uomo! — comandò il portoghese. — Quando avremo battuto i dayachi avrà da fare con noi.

— Non occorrono corde, signor Yanez — rispose il mastro. — Lo faremo dormire per una dozzina d’ore, senza che ci dia alcun fastidio.

Afferrò brutalmente per le spalle il pilota che non cercava più di opporre resistenza, e gli compresse coi pollici tesi la nuca, poi gli affondò nel collo, un po’ al disotto degli angoli mascellari, gli indici ed i medî in modo da stringergli le carotidi contro la colonna vertebrale. Allora si vide una cosa assolutamente strana. Padada stralunò gli occhi e spalancò la bocca come se si fosse manifestato un principio d’asfissia, la respirazione gli divenne improvvisamente affannosa, poi rovesciò il capo indietro e s’abbandonò fra le braccia del mastro, come se la morte lo avesse colto.

— L’hai ucciso! — esclamò Yanez.

— No, signore — rispose Sambigliong. — L’ho addormentato e prima di dodici o quindici ore non si sveglierà.

— Dici davvero?

— Lo vedrete più tardi.

— Gettalo su qualche branda e saliamo subito. Il cannoneggiamento diventa vivissimo.

Sambigliong alzò il pilota, che pareva non desse più alcun segno di vita, e lo adagiò su un tappeto, poi tutti e due salirono rapidamente sulla tolda, nel momento in cui i due cannoni da caccia tornavano a tuonare con tale fragore da far tremare tutto il veliero.

Il combattimento fra la Marianna e la flottiglia si era impegnato con grande ardore.

Le scialuppe doppie, che, come abbiamo detto, erano armate di lila, si erano disposte su una fronte piuttosto larga, a destra ed