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22 | emilio salgari |
Il mirim del piccolo veliero aveva risposto al fuoco della Marianna, ma la palla, male diretta, non aveva fatto altro danno che quello di forare il controfiocco che Yanez non aveva fatto ammainare.
— Quei bricconi tirano come i coscritti del mio paese — disse Yanez, che continuava a fumare placidamente, appoggiato alla murata di prua.
A quel secondo sparo tenne dietro una serie di detonazioni secche. Erano i lila delle doppie scialuppe che appoggiavano il fuoco del piccolo praho.
Quei cannoncini non erano fortunatamente ancora a buon tiro e tutto finì in molto baccano e molto fumo senza nessun danno per la Marianna.
— Demolisci il praho, innanzi tutto, Sambigliong — disse Yanez — e cerca di smontare il mirim che è il solo che possa danneggiarci. Sei uomini ai due pezzi da caccia e accelerate il fuoco più...
Si era bruscamente interrotto ed aveva lanciato un rapido sguardo verso poppa. Ad un tratto trasalì e fece un gesto di sorpresa.
— Sambigliong! — esclamò, impallidendo.
— Non temete, signor Yanez, il praho fra due minuti sarà fracassato o per lo meno rasato come un pontone.
— È il pilota che non vedo più.
— Il pilota! — esclamò il malese lasciando il pezzo di caccia che era già puntato. — Dov’è quel briccone?
Yanez aveva attraversata rapidamente la tolda, in preda ad una visibile emozione.
— Cerca il pilota! — gridò.
— Capitano — disse un malese che era al servizio dei due pezzi di poppa, — l’ho veduto or ora scendere nel quadro.
Sambigliong, che forse aveva avuto il medesimo sospetto del portoghese, si era già precipitato giù per la scaletta, impugnando una pistola. Yanez lo aveva subito seguìto mentre i due cannoni da caccia tuonavano contro la flottiglia, con un rimbombo assordante.
— Ah, cane! — udì gridare.
Sambigliong aveva afferrato il pilota che stava per uscire da una cabina, tenendo in mano un pezzo di corda incatramata accesa.
— Che cosa facevi, miserabile? — urlò Yanez precipitan-