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254 | emilio salgari |
Sir Moreland, pallidissimo, guardava con occhio triste quella scena. Quando si furono separati, si volse verso Sandokan, chiedendogli:
— Ed ora mi tratterrete ancora prigioniero?
La Tigre della Malesia stava per rispondere, quando Yanez lo prevenne.
— No, sir Moreland, voi siete libero. Tornate a bordo dell’incrociatore.
Sandokan non aveva nascosto un gesto di stupore. Probabilmente non era quella la risposta che intendeva dare all’anglo-indiano, nondimeno non replicò.
— Signori — disse allora l’anglo-indiano con voce grave, fissando bene in viso Sandokan e Yanez, — spero di rivedervi presto, ma allora saremo terribili nemici.
— Vi aspettiamo — rispose freddamente Sandokan.
S’accostò a Darma e le tese la mano, dicendole con accento triste:
— Che Brahma, Sivah e Visnù vi proteggano, miss.
La fanciulla, che appariva profondamente commossa, strinse la mano senza parlare. Pareva che avesse un nodo alla gola.
L’anglo-indiano finse di non vedere le mani che Yanez, Sandokan e Tremal-Naik gli porgevano, salutò militarmente e scese rapidamente la scala senza volgersi indietro.
Quando però la scialuppa che lo conduceva verso il piccolo incrociatore passò dinanzi la prora del Re del Mare alzò la testa e vedendo Darma e Surama sul castello, le salutò col fazzoletto.
— Yanez — disse Sandokan, traendo da parte il portoghese: — perchè lo hai lasciato andare? Egli poteva diventare un ostaggio prezioso.
— Ed un pericolo per Darma — rispose Yanez. — Essi si amano.
— Me n’ero accorto. È un bel giovane e valoroso, ha sangue anglo-indiano nelle vene al pari di Darma. Chissà?... Dopo la campagna...
Stette un momento come immerso in un profondo pensiero, poi riprese:
— Cominciamo le ostilità: gettiamoci sulle vie di navigazione e cerchiamo, finchè le squadre ci cercano nelle acque di Sarawack, di fare il maggior male possibile ai nostri avversari.