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250 | emilio salgari |
Darma lo guardò, senza rispondere; i suoi occhi erano umidi.
— Ditemelo, Darma.
— Sì — mormorò ella, con una voce così lieve che parve un soffio.
— Mi giurate di non dimenticarmi?
— Ve lo giuro.
— Ho fede nel nostro destino, Darma.
— Ed io temo invece che sarà fatale ad entrambi. Il nostro affetto è nato sotto una cattiva stella, sir Moreland, lo sento — disse la giovane con voce triste.
— Non parlate così, miss Darma.
— Che volete, sir Moreland, vedo buio nel nostro avvenire. Mi pare che una catastrofe non lontana minacci noi due. Questa guerra sarà fatale anche a noi.
— Voi potete evitare questo pericolo, Darma.
— Ed in quale modo?
— Abbandonando il Re del Mare al suo destino, ve lo dissi già.
— No, sir Moreland. Finchè sventolerà la bandiera delle Tigri di Mompracem, Darma, la protetta di Sandokan e di Yanez, non lascerà la nave.
— E non sapete dunque che essi sono destinati a perire tutti? Le migliori e le più possenti navi della Marina inglese fra poco piomberanno su questi mari e spazzeranno via il corsaro. Fuggirà, vincerà forse altre battaglie, eppure presto o tardi dovrà soccombere sotto le nostre artiglierie.
— Ve lo dissi ancora: noi sapremo morire da valorosi, al grido di: Viva Mompracem!
— Bella e coraggiosa, come una vera eroina! — esclamò sir Moreland, guardandola con ammirazione.
Yanez si era in quel momento accostato con precipitazione.
— Sir Moreland! — esclamò. — Una nave a vapore corre su di noi! È già stata segnalata dal comandante.
— Che sia il Re del Mare! — esclamò Darma.
— Si sospetta che sia una nave da guerra. Guardate: i marinai si preparano al combattimento.
La fronte di sir Moreland si era oscurata, mentre un rapido pallore si era diffuso sul suo viso.
— Il Re del Mare — mormorò con voce sorda. — Esso viene a spezzare la nostra felicità.
Il tenente lo aveva raggiunto, tenendo in mano un cannocchiale.