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il re del mare 247

— Che sia una nave appartenente alla flottiglia di Labuan? — chiese Yanez.

— Lo suppongo. Pare che i miei compatriotti siano sbarcati; non udite questi urrà?

— Sì, la popolazione li saluta.

— Fra poco la commedia si tramuterà in farsa, con gran stupore di quello stupido governatore che si è ostinato a non credermi un capitano autentico.

«Le grida si avvicinano, i miei compatriotti vengono a liberarci.

— Gli isolani supporranno invece che vengano per appenderci — disse Darma.

— Sono capaci di aver preparate le corde — disse Yanez, scherzando.

Un rumore di voci si era udito verso la porta. Un momento dopo le traverse cadevano al suolo e uno sprazzo di luce invadeva il magazzino. Il governatore era comparso sulla soglia, assieme ad un uomo giovane ancora, con lunga barba bionda e gli occhi azzurri e che indossava la divisa di tenente di marina.

Dietro di loro si vedeva un drappello di marinai armati da guerra, baionette inastate, circondati da numerosi isolani.

— Ecco i pirati! — aveva gridato il vecchio, indicando i prigionieri. — Meritano dieci braccia di corda e bene insaponata. Arrestateli!

Con suo immenso stupore il tenente, invece di far avanzare i suoi marinai, si era precipitato verso sir Moreland con le braccia aperte, gridando:

— Comandante! Possibile! Voi vivo ancora! Sogno io?

— No, mio caro Leyland! — esclamò sir Moreland. — Sono precisamente io, in carne e ossa. Abbracciatemi, amico mio!

Mentre il tenente e il capitano si precipitavano l’uno contro l’altro, il governatore, completamente scombussolato da quell’inatteso colpo di scena, si grattava furiosamente la testa, ripetendo:

— Ma se è un alleato dei pirati! Guardatelo, guardatelo bene, signor tenente! Inganna anche voi!

Il tenente, senza badare alle proteste del vecchio, nè alle imprecazioni e alle grida di stupore degli isolani, aveva chiesto:

— Come mai vi trovate qui, capitano, mentre vi si credeva affondato assieme alla vostra nave? Qui, a tanta distanza da Sarawack?