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244 | emilio salgari |
capitano della Marina anglo-indiana, ed ora ai servigi del rajah di Sarawack — disse il giovane comandante.
— Datemi le prove e allora vi crederò.
— Non posso darvene alcuna per ora essendo la mia nave andata a picco.
— E quest’uomo? Come si trova con voi, mentre due giorni or sono era con quei pirati.
— Si è salvato con me in una scialuppa, durante l’abbordaggio, mentre la nave corsara veniva trascinata al largo dall’uragano e la mia affondava.
— Sareste invece voi il capo di quei pirati nella pelle d’un inglese?
— Vecchio — urlò Yanez, — finiscila di chiamarci pirati! Questo è un capitano anglo-indiano.
— Siete dei pirati.
— Che cosa ti ho preso io?
— Il carbone.
— Era del Governo e non tuo.
— E gli animali.
— Che ti sono stati pagati! — ribattè Yanez che perdeva la sua solita flemma. — Avete ancora in tasca la tratta su Pontianak, ne sono sicuro, mentre avremmo potuto portarveli via tutti, senza pagare una sola sterlina.
— E voi credete perciò che io vi lasci andare? — disse il governatore con un sorriso ironico. — La nave inglese non tarderà ad approdare e vedremo come ve la caverete con quel comandante. Io spero di vedervi ballare, con un buon canapo al collo, l’ultima danza della morte.
— Ed io vi dico che farete, per lo meno a me, le vostre scuse — disse sir Moreland, il quale cominciava egli pure ad irritarsi.
«Vi avverto intanto che se voi torcerete un capello a questa miss o a quest’uomo, farò bombardare il vostro villaggio dai cannoni inglesi, parola di James Moreland.
— Bene, bene — disse il governatore, sempre ridendo. — Soltanto rimarrete nostri prigionieri per diritto di guerra. Ah, signori pirati, pagherete il carbone che il Governo inglese ha affidato a noi e nuovamente le bestie. Non si prende a gabbo un uomo par mio.
— Sia, lo vedremo — disse sir Moreland. — Intanto segnalate alla nave da guerra, se è ancora in vista dell’isola, che avete delle comunicazioni importanti da fare.