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segnalato sulle coste settentrionali dell’isola. L’uragano, però, scoppiato subito dopo la partenza dei pirati, deve averlo respinto al largo.

— Quando l’avete veduto?

— Ieri sera, un po’ prima del tramonto. Sarebbe il vostro?

— No, perchè il mio è affondato a quaranta miglia da qui, parecchie ore prima che giungesse l’altro.

— Davate la caccia al corsaro?

— Lo cercavo.

— Che disgrazia! Se foste giunto prima... Quei ladroni non avrebbero osato importunarci.

— Li riprenderemo più tardi.

— Ma... scusate capitano: voi dite che quest’uomo è vostro amico?

— È vero — disse sir Moreland. — Si è salvato insieme a me ed a mia sorella.

— Eppure somiglia ad uno di quei ladroni.

— Quest’uomo è un onesto negoziante di Labuan.

— Ah! — fece il capo della scialuppa.

Darma in quel frattempo era giunta. Gli isolani, vedendola, la salutarono cortesemente e l’aiutarono ad imbarcarsi. Yanez, che era rimasto impassibile, si era accomodato a prua, tentando di accendere, senza riuscirvi, una delle sue sigarette.

Era però una tranquillità fittizia, perchè anzi era molto preoccupato dall’imminente arrivo di quella piccola nave da guerra annunciata dall’isolano.

— Gli affari s’imbrogliano — mormorava. — Quest’anglo-indiano si riprenderà senza dubbio la rivincita, conducendomi prigioniero su quella nave, se non mi accade di peggio. Questi isolani mi guardano con certi occhi! Dubito che abbiano bevuto la storiella di sir Moreland.

La scialuppa si era frattanto scostata dalla spiaggia. Quattro uomini avevano presi i remi, il quinto si era messo a prua accanto a Yanez ed il capo alla barra del timone.

Era quest’ultimo un bel vecchio molto barbuto e molto abbronzato, che ricordava a Yanez uno dei quattro consiglieri del governatore.

Forse non s’ingannava, perchè l’isolano di quando in quando fissava i suoi occhi azzurri sul portoghese e con vera ostinazione. Nondimeno non aveva, almeno fino allora, manifestata apertamente alcuna diffidenza, nemmeno verso Darma, anzi le aveva