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il re del mare 239

— Vi hanno veduto? — chiese sir Moreland.

— Lo temo, trovandomi poco fa sulle rocce.

— Dove sono? — chiese Darma.

— Stanno girando le scogliere e fra poco saranno qui.

— Che ci facciano prigionieri?

— È probabile — rispose l’anglo-indiano, mentre nei suoi sguardi brillava un lampo strano.

— Vado a spiarli — disse Yanez, gettandosi fra le dune di sabbia.

— Sir Moreland — disse Darma, quando furono soli, vedendolo pensieroso, — che quegli isolani si vendichino contro il signor Yanez?

— Non ho alcun dubbio. Gli faranno pagare caro il carbone.

— Voi, che indossate la divisa britannica, potete salvarlo.

— Io! — fece l’anglo-indiano, come stupito da quelle parole.

— Non vi opporrete al suo arresto?

Sir Moreland guardò Darma incrociando le braccia. La sua fronte si era annuvolata ed il suo viso aveva assunto una espressione dura, quasi selvaggia, mentre nei suoi occhi balenava una cupa fiamma.

— Non lo farete, sir Moreland? — ripetè la fanciulla. — Non dimenticate che quell’uomo vi ha strappato alla morte, che vi ha trattato non come un nemico, bensì come ospite.

Il capitano continuava a tacere. Pareva che nel suo cuore si combattesse un’aspra battaglia, dalle diverse espressioni del suo volto.

— È un mio avversario — disse poi con voce sorda.

— Sir Moreland, non mi fate perdere la stima che nutro per voi. Anch’io al signor Yanez devo la vita mia e quella di mio padre.

L’anglo-indiano aveva fatto un gesto come di collera, che subito represse.

— Sia — disse poi: — così non gli dovrò più alcuna riconoscenza.

Poi uscì dal rifugio, in preda ad una viva agitazione, mormorando con accento tetro:

— Saprò un giorno ritrovarlo.

Gli uomini della scialuppa erano in quel momento sbarcati, dopo essersi armati di fucili. Erano tutti bianchi e fra di loro vi era uno dei consiglieri del governatore.

Un uomo, che doveva già aver scorto Yanez, aveva superata