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236 emilio salgari

Yanez aiutò Darma a superare la spiaggia, poi l’anglo-indiano che era incapace di reggersi.

— I salvagente! — balbettò sir Moreland.

— Ah, sì! E vero — rispose Yanez. — Sono troppo preziosi per perderli.

Ridiscese la spiaggia e li tirò a secco, assicurandoli alla punta d’una roccia.

— Come vi sentite, sir Moreland? — chiese premurosamente Darma.

— Un po’ debole, miss, ma tutto passerà. La ferita fortunatamente non è riaperta.

— Cerchiamo qualche riparo — disse Yanez. — Il Re del Mare, con l’uragano che ingrossa al largo, non potrà tornare molto presto.

— Che corra qualche pericolo, signor Yanez?

— Non credo, Darma. Resisterà meravigliosamente anche a questa seconda prova. Fortunatamente ha completato a tempo le sue provviste di combustibile.

— Sicchè saremo costretti a passare la notte qui — disse Darma.

— Nessuno verrà a disturbarci: non vi saranno delle pantere nere su questa roccia. Rifugiamoci sotto questa sporgenza e aspettiamo l’alba.

Il portoghese prese una bracciata d’alghe e si diresse verso una rupe, la cui cima si sporgeva molto innanzi formando un riparo abbastanza sufficiente per tenere al coperto i tre naufraghi.

Sir Moreland e Darma l’avevano seguìto, portando altre alghe per formarsi un giaciglio.



IX.


La rivincita dei coloni.


Durante tutta la notte l’uragano imperversò con furia straordinaria, accompagnata da acquazzoni diluviali, i quali scorrendo lungo i fianchi del gigantesco scoglio, precipitavano sulla spiaggia in forma di cascatelle, spruzzando abbondantemente i tre naufraghi.

Tuoni assordanti rombavano fra le tempestose nubi ed in alto