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il re del mare 233

Mentre con la sinistra stringeva il salvagente, passò il braccio destro sotto il collo della giovane, alzandole la testa.

— Miss... aggrappatevi... siamo qui... col signor Yanez... vi salveremo.

Darma, sentendosi afferrare e rialzare, aveva aperti gli occhi. Era pallida come un cencio lavato, e dai suoi sguardi traspariva un profondo terrore.

Vedendo il salvagente che l’anglo-indiano le spingeva contro, vi si era aggrappata con suprema energia.

— Voi... sir... — balbettò.

— Ed anch’io, Darma, — disse Yanez. — Non lasciare! Ecco l’onda che ci investe.

— Una corda! — gridò il capitano. — Legate il salvagente.

— La mia cintura — rispose il portoghese. — A voi... prendete! Badate... l’onda...

L’anglo-indiano, con una rapidità meravigliosa, aveva unito i due larghi anelli di sughero. Aveva fatto appena il nodo che un’onda gigantesca s’abbatteva addosso a loro.

Istintivamente i due uomini avevano stretta fra di loro la giovane, sorreggendola con un braccio.

Si sentirono travolgere, poi spingere in alto fra un turbine di spuma che li accecava, quindi precipitare in un baratro spaventevole che pareva non avesse più fondo.

— Signor Yanez... Sir Moreland! — gridò la giovane. — Dove scendiamo noi?

— Coraggio, miss — rispose il capitano. — La terra non è lontana e le onde ci spingono. Ecco che rimontiamo un’altra onda.

— L’isolotto sta di fronte a noi, a meno di cinquecento metri, — disse Yanez. — Sir Moreland, potrete resistere?

— Lo spero — rispose il capitano.

— E la vostra ferita?

— Non occupatevene... è ben fasciata, quasi chiusa... Ancora l’onda!

Un altro cavallone li prese per di sotto, li sollevò fino quasi a toccare le nubi, poi tornò a precipitarli con vertiginosa rapidità.

— Dio... che colpi! — disse Darma.

— Non abbandonate il salvagente — disse il capitano. — La nostra salvezza sta in questi anelli di sughero.

— Ed il Re del Mare si vede ancora?

— Scomparso, trascinato via dall’uragano — rispose Yanez. — Non temere; Sandokan e Tremal-Naik non ci abbandoneranno.