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228 | emilio salgari |
— Questa corsa non sarà stata quindi inutile — aveva concluso la Tigre della Malesia. — Almeno qui non avremo da temere alcuna resistenza.
Trenta malesi, armati di fucili e di kampilang, erano già scesi nella scialuppa, dopo non poche fatiche, in causa delle frequenti ondate.
Essendosi il Re del Mare messo attraverso i cavalloni ed avendo gettato una buona quantità d’olio sotto e sopravvento, una certa calma si era ottenuta.
Fra la nave e l’isola, l’acqua si era spianata, in modo da rendere facile l’approdo.
Ad un comando di Yanez, la scialuppa a vapore aveva preso a rimorchio le due baleniere, dirigendosi rapidamente verso la spiaggia, ove s’apriva un piccolo bacino ingombro di alghe che metteva in un secondo più ampio e assolutamente sgombro.
La traversata si era compiuta in meno di cinque minuti.
Yanez, che aveva assunto il comando della spedizione, sbarcò pel primo fra la minuscola popolazione, domandando del governatore.
— Sono io, signore — rispose un vecchio che indossava un costume da tamburo maggiore dell’esercito inglese, sfoderato per la circostanza. — Sono ben felice di vedere un capitano di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra.
— La Regina d’Inghilterra non ha nulla a che fare con noi, signor governatore — rispose Yanez, mentre i suoi uomini sbarcavano e caricavano i fucili. — D’altronde io non sono un rappresentante dell’Impero Britannico.
— Che cosa dite, signore! — esclamò il vecchio scoprendosi il capo.
— Pare che manchiate di notizie fresche dal resto del mondo.
— Non approdano che rare navi qui, e gli ammiragli inglesi non si fanno più vedere.
— Allora ho il dispiacere d’informarvi che noi siamo in guerra con l’Inghilterra e che perciò dovete considerarci come vostri nemici.
— E venite a conquistare l’isola? — esclamò il governatore, impallidendo. — Chi siete voi? Degli Olandesi forse?
— Noi siamo le Tigri di Mompracem.
— Ne ho udito vagamente a parlare.
— Tanto meglio; d’altronde rassicuratevi. Noi non abbiamo