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214 | emilio salgari |
— Forse sì.
— Per lasciare miss Darma?
— Per altri motivi più gravi — rispose l’anglo-indiano.
— Quali, se è lecito saperlo?
— Perchè il rajah mi lancerà nuovamente contro di voi e forse spetterà a me compiere il doloroso dovere di darvi il colpo mortale e di sommergere la donna che amo — disse Moreland.
— Quel giorno può essere molto lontano.
— Io credo il contrario, perchè la vostra nave non potrà tenere eternamente il mare, nè rifornirsi sempre di viveri, di munizioni e di combustibile, senza avere un porto amico.
— L’oceano è immenso, sir.
— Sì, è vero, ma quando dieci o venti navi solcheranno da tutte le parti quest’oceano e chiuderanno, come in un cerchio di ferro, il vostro incrociatore, quale speranza vi rimarrà?
«Ammiro l’audacia di questi pirati della Malesia, come ammiro la loro nave, un capolavoro dell’ingegneria navale; tuttavia permettetemi di dubitare sul buon esito della vostra crociera.
«Che gravi danni possiate recare alla marineria inglese e creare molti fastidi al rajah, non lo nego, essendo il vostro Re del Mare il vascello più rapido che ora esista e forse il meglio armato; nondimeno non la durerete a lungo.
— Questi formidabili corsari non hanno la pretesa di tenere in iscacco, per molti anni, le squadre inglesi, sir Moreland. Sanno perfettamente la sorte che li attende e non ignorano che un giorno i loro cadaveri andranno a dormire il sonno eterno nelle tenebrose vallate del Mar della Sonda od in fondo a qualche spaventevole baratro.
— E anche miss Darma lo sa? — chiese l’anglo-indiano con un brivido.
— Lo suppongo, sir Moreland.
— Ah, sbarcatela, salvatela!
— Qui combattono suo padre ed i suoi protettori, ai quali deve la vita, a quanto mi si disse, e non li lascerà — rispose l’americano.
Sir Moreland si passò una mano sulla fronte, poi disse come parlando fra sè:
— Sarebbe meglio che domani le squadre riunite affondassero tutte, me compreso. Almeno sarebbe finita e non udrei più mai il grido del sangue che reclama vendetta!