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208 | emilio salgari |
Allungò nuovamente il cannocchiale, mantenendolo orizzontale per qualche minuto. Il punto nero, che ingrandiva rapidamente, aveva attraversato la zona fosforescente confondendosi con la tinta cupa delle acque, ma più oltre ve n’era una seconda formata da migliaia di nottiluche, di anemoni e di meduse.
— Sì, sembra una grossa scialuppa a vapore — disse Sandokan. — Non è che a duemila metri. La manderemo a far compagnia alle meduse. Mastro Steher!
VI.
Un vecchio mastro cannoniere, dalla lunga barba brizzolata, con le spalle quadre, s’avanzò con quel dondolìo particolare ai vecchi lupi di mare.
— Il capitano che ci ha venduto questa nave mi ha detto che tu sei un famoso artigliere — disse Sandokan, mentre il mastro si levava di bocca il pezzo di sigaro che stava masticando e salutava con gravità.
— Gli occhi sono ancora buoni, comandante — rispose il vecchio.
— Saresti capace di mandare una palla a quel curioso che cerca di accostarci? Se lo tocchi o lo affondi avrai cento dollari di premio.
— Non vi chiedo, comandante, che di far fermare il Re del Mare per cinque minuti.
— Ti domando un colpo maestro.
— Mi ci proverò, comandante.
Il punto nero, diventato ormai una striscia visibilissima, entrava allora nella seconda zona fosforescente.
— Lo vedi? — gli chiese Sandokan.
— Deve essere una di quelle brutte bestie inventate dai miei compatriotti, che portavano una torpedine fissa su un’asta — disse il vecchio. — Sono pericolose se si accostano.
— Al tuo posto!
Yanez aveva già dato il comando di macchina indietro.
Il Re del Mare, trasportato dal proprio slancio, aveva conti-