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appena allora seduto presso Tremal-Naik e fatto accorrere in coperta tutto l’equipaggio.

Sul cielo ancora fiammeggiante, non essendosi il sole ancora completamente immerso, si vedeva una sottile colonna di fumo alzarsi nella limpida e tranquilla atmosfera.

— Che sia qualche nave da guerra in cerca di noi — chiese Yanez — o un pacifico piroscafo in rotta per Sarawack?

— Sospetto più che sia una nave da guerra — disse Sandokan, che aveva puntato un cannocchiale recatogli da Sambigliong. — Ah, to’! Sembra che si allontani verso l’ovest; il pennacchio di fumo si è piegato verso la nostra parte.

— Che ci abbia scorti? — chiese Tremal-Naik, che li aveva raggiunti.

— Come noi ci siamo accorti della sua presenza, è probabile che il suo comandante abbia veduto anche il nostro fumo.

— Mi viene un sospetto — disse Yanez.

— Quale?

— Che sia qualche esploratore.

— È possibile, Yanez — rispose Sandokan.

— Che cosa risolvi di fare?

— Seguirlo a distanza. Domani, ai primi albori, ci metteremo in caccia e tanto peggio per lui se appartiene alle squadre del rajah o di Labuan. Passeremo la notte in coperta.

Le tenebre che calavano rapidissime non permettevano più di poter scorgere quel pennacchio di fumo, ma il Re del Mare aveva messa la prora a ponente per seguirlo nella sua rotta.

Con le sue poderose macchine era certo di raggiungerlo prima dell’alba e di catturarlo o di affondarlo con le sue formidabili artiglierie.

La guardia franca, per precauzione, era stata tenuta in coperta, potendo darsi che durante la notte gravi avvenimenti accadessero.

— A dodici nodi! — aveva comandato Sandokan. — Lo seguiremo da presso.

Il comando era stato appena dato che il Re del Mare ripartiva colla prora a ponente.

La notte era splendida, una vera notte tropicale piena di fascino e d’incanto, come solo si possono vedere in quelle regioni delle calme quasi eterne.

Quantunque il sole fosse scomparso da parecchie ore, pareva che avesse lasciato dietro di sè una porzione della sua luce, perchè