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così acuto e così robusto che permette loro di affrontare i più grossi pesci, colpendoli mortalmente nel cranio.

Anche qualche splendido albatro veniva a volteggiare intorno alla nave, salutando i marinai con dei grugniti da porco e attraversando senza paura la tolda, non ostante le fucilate che sparavano i malesi.

Magra selvaggina però; e sembravano immensi, misurando le loro ali unite perfino tre metri e mezzo, è molto se i loro corpi pesano otto o dieci chilogrammi, senza contare poi che le loro carni sono coriacee e impregnate d’un pessimo odore di pesce.

Comunque erano ammirabili nei loro voli, essendo dei volteggiatori straordinari. Certi momenti rimanevano quasi immobili al disopra dell’incrociatore, vibrando appena le loro gigantesche ali, poi partivano come fulmini e calavano in mare a pescare i piccoli cefalopodi, i loligos, dei quali si nutrono di preferenza.

Le prede d’altronde non mancavano a quegli avidissimi volatili, perchè le acque dell’oceano si mostravano straordinariamente ricche di pesci, con molto piacere anche dei marinai, i quali o con reticelle o con fiocine, nonostante la rapidità dell’incrociatore, s’ingegnavano di prenderli onde variare la minuta di bordo.

Oltre a grosse bande di dorate, di piccoli delfini e di serpenti di mare, lunghi un metro, di forma cilindrica, con la pelle bruno-nera e la coda gialla, si vedevano a galleggiare un numero sterminato di diodon, pesci assai strani, che abitano quasi esclusivamente le zone torride e che hanno l’abitudine di navigare col ventre in aria e di gonfiarsi fino a diventare completamente rotondi.

Salivano dagli abissi dell’oceano a centinaia e centinaia, mostrando le loro spine acute che coprono i loro corpi, facendoli rassomigliare ai ricci terrestri, a tinte però svariate, bianche, violacee o macchiate in nero, mentre in mezzo a loro sfilavano, coi tentacoli al vento onde approfittare del menomo soffio d’aria, lunghe file di nautili.

Di quando in quando un improvviso terrore si manifestava fra tutti quegli abitanti dell’oceano tropicale. Le dorate scomparivano precipitosamente, i diodon si sgonfiavano rapidamente, lasciandosi colare a picco; i nautili ripiegavano i loro tentacoli, rovesciavano la loro conchiglia navigante fino allora come una leggera barchetta, e si sommergevano.

Un nemico terribile e avidissimo, si era bruscamente scagliato in mezzo alle bande con la formidabile bocca spalancata, irta di denti acuti come quelli delle tigri. Era un vorace charcharias, un