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180 | emilio salgari |
di Sarawack e all’Inghilterra, per vendicarci di averci cacciati da Mompracem.
— Tanto osate?
— E devo aggiungere un’altra cosa che ti farà stupire.
— Quale?
— Che quel «pellegrino» che ci diede tanto da fare era un emissario del figlio di Suyodhana.
— Tu dici...
— Quando saremo a bordo del Re del Mare ti spiegheremo meglio. Vorrei ora sapere se nessuno ti disse mai che Suyodhana avesse un figlio.
— Mai ne ho udito parlare e poi, come capo dei Thug, non poteva ammogliarsi. Sicchè sarebbe stato lui a muoverci la guerra?
— Sembra, e appoggiato dagl’Inglesi e dal rajah di Sarawack.
— E come possono gl’Inglesi aver accordato protezione al figlio d’un thug perchè venga a misurarsi con noi che abbiamo estirpata quella piaga che disonorava l’India?
— È un mistero che noi non riusciamo a spiegare.
— E dove si trova quell’uomo?
— Ecco un altro mistero, mio caro Tremal-Naik. Speriamo in qualche luogo d’incontrarlo e di fargli fare la fine di suo padre. Signor Horward!
La scialuppa era giunta presso la barcaccia e l’americano era salito prontamente in coperta.
— Tutto bene, signor Yanez?
— Meglio non poteva andare. Avete la massima pressione?
— Da un’ora.
— Ed i prigionieri?
— Sembrano conigli.
— A bordo, ragazzi.
Aiutò Darma a salire sulla barcaccia, poi tutti si issarono sulla tolda.
— Sbrighiamoci — disse Yanez.
Fece slegare uno ad uno gl’indiani che formavano l’equipaggio della barcaccia, fece scivolare nelle tasche del sergente un pugno di sterline e li fece scendere nella scialuppa, dicendo loro:
— Il capitano Moreland vi aspetta sulla spiaggia. Portate a lui i miei saluti ed i miei ringraziamenti per la bella barca a vapore che mi ha regalato. Signor Horward, a tutto vapore!
L’americano fece fischiare ripetutamente la macchina, come