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14 | emilio salgari |
Mentre il malese, aiutato da due marinai, scendeva nel quadro, Yanez aveva rivolto la sua attenzione verso lo sbocco del fiume dove erano comparse altre tre grosse scialuppe montate da numerosi equipaggi ed una doppia, munita di ponte sul quale si scorgeva uno di quei piccoli cannoni di ottone chiamati dai malesi lila, fusi insieme con rame tolto dalla carena delle vecchie navi e qualche particella di piombo.
— Oh, diavolo! — mormorò il portoghese. — Che quei dayachi abbiano intenzione di venirsi a misurare con le Tigri di Mompracem? Non sarà con quelle forze che voi avrete ragione di noi, miei cari. Abbiamo dei buoni pezzi che vi faranno saltare come capre selvatiche.
— Purchè non abbiano altre scialuppe nascoste dietro le isole, signor Yanez — disse Sambigliong.
— Siamo troppo forti per aver paura di loro, quantunque noi conosciamo l’audacia e lo slancio di quegli uomini, figli di pirati e di tagliatori di teste. Ne abbiamo due, non è vero, di quelle casse di palle d’acciaio armate di punte?
— Sì, capitano Yanez.
— Falle portare in coperta e da’ ordine a tutti i nostri uomini di calzare stivali di mare se non vorranno guastarsi i piedi. Ed i fasci di spine li hai imbarcati?
— Anche quelli.
— Falli gettare sulle impagliature tutto intorno al bordo. Se vorranno montare all’assalto li udremo urlare come belve feroci. Pilota!
Padada, che si era issato fino sulla coffa del trinchetto per osservare le mosse sospette delle quattro scialuppe, era disceso e si era accostato al portoghese guardando obliquamente.
— Sai dirmi se quei dayachi posseggono molte barche?
— Non ne ho vedute che pochissime sul fiume — rispose il malese.
— Credi che tenteranno di abbordarci, approfittando della nostra immobilità?
— Non credo, padrone.
— Parli sinceramente? Bada che comincio ad avere qualche sospetto su di te e che questo arenamento non mi è sembrato puramente accidentale.
Il malese fece una smorfia come per nascondere il brutto sorriso che stava per spuntargli sulle labbra, poi disse un po’ risentito: