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170 | emilio salgari |
— Si trova su un’altura il fortino, è vero?
— Di fronte a noi — rispose l’indiano. — È la sola altura che vi sia su questa costa.
— Benissimo: voi rimarrete prigionieri fino al nostro ritorno e, se rimarrete tranquilli, vi lasceremo poi liberi. Signor Horward, buona notte e buona guardia.
— Buona fortuna, capitano Yanez — rispose l’americano.
Il portoghese ridiscese nella scialuppa con Sambigliong e nove uomini, lasciandone due all’americano e diede il segnale della partenza.
L’imbarcazione si staccò dalla barcaccia e filò verso la spiaggia che si trovava a tre o quattrocento passi e contro cui rompevasi, con cupo fragore, la risacca, risalendo per un buon tratto la spiaggia.
Gli undici uomini sbarcarono senza alcun inconveniente, tirarono in secco la scialuppa, poi deposero i parang, armandosi invece delle carabine e caricandosi di ampie ceste che parevano piuttosto pesanti.
— Siete pronti? — chiese Yanez.
— Sì, capitano — risposero tutti.
— Lasciate parlare me solo e tenetevi pronti a tutto.
— Saremo muti.
— Avanti, miei prodi. Le Tigri di Mompracem non temono i mammalucchi del rajah di Sarawack.
Essendosi in quel frattempo diradato un po’ il velo nebbioso che nascondeva le stelle, Yanez aveva subito scorto l’altura su cui trovavasi il fortino, essendo il paese circostante tutto piano. Il drappello si mise in marcia nel più profondo silenzio. Yanez rischiarava la via con una grossa lanterna, che aveva tolta dalla scialuppa e che si doveva scorgere ad una grande distanza fra l’oscurità della notte.
Scoperto al di là delle dune una specie di sentiero che serpeggiava fra delle piantagioni d’indaco e che pareva si dirigesse verso l’altura, gli undici uomini vi s’inoltrarono camminando in fila indiana.
Non avevano scelto male la direzione, perchè venti minuti dopo si trovavano alla base della minuscola collina, alta appena duecento metri, sulla cui cima si scorgeva confusamente una specie di torricella con intorno delle case e delle cinte.
— Se non dormono o non sono ciechi devono aver scòrto la mia lampada — disse Yanez. — Mio caro signor Moreland, vedrai