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il re del mare 169

Vedendo quell’atto, i dodici tigrotti che formavano l’equipaggio della scialuppa, avevano scavalcata rapidamente la murata scagliandosi contro gli altri indiani coi parang alzati.

Il sergente, che doveva essere un uomo di fegato, con una brusca mossa cercò di sottrarsi alla stretta del portoghese e di estrarre la sciabola, mentre gridava ai suoi uomini:

— Prendete le carabine!

L’americano Horward, che gli si era posto dietro, fu pronto ad afferrarlo a mezzo corpo ed a farlo ruzzolare sul ponte con uno sgambetto dato a tempo. Vedendo il loro sergente a cadere e che i pirati stavano per far uso dei parang, l’equipaggio non osò muoversi.

— Sambigliong, lega il sergente e voialtri disarmate tutti e calateli sotto il ponte bene assicurati.

L’ordine fu subito eseguito senza che gl’indiani opponessero resistenza.

— Ora — continuò il portoghese, sedendosi presso il sergente che era stato legato solidamente alla murata, — se ti preme salvare la pelle, discorriamo un po’. Sarebbe inutile che tu ti ostinassi a tacere, conoscendo noi il modo di far urlare anche i muti. Quanti uomini vi sono nel fortino di Macrae?

— Cinquanta, compreso il capitano ed un tenente del rajah.

— Chi è quel sir Moreland?

— Si dice che prima fosse un tenente della marina anglo-indiana.

— Che cosa è venuto a far qui?

— Non lo so, signore; pare che si sia unito al rajah di Sarawack e che goda anche la protezione del governatore di Labuan. So che comanda una bella nave a vapore, formidabilmente armata.

— È un inglese, dunque?

— Così si dice — rispose il sergente, — quantunque sia di carnagione molto bruna.

— Che bandiera batte la sua nave?

— Quella del rajah di Sarawack.

— Quale distanza corre da qui al fortino?

— Appena un miglio.

— Tu avrai salva la vita e dieci sterline di regalo. Signor Horward, voi rimarrete qui con due dei nostri e nel frattempo accenderete la macchina. Ne avremo bisogno fra alcune ore. Gli altri s’imbarchino con me.

Poi, rivolgendosi nuovamente al sergente: