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152 emilio salgari

— Ebbene, signor de Gomera — disse l’americano, che gli stava presso, sulla plancia di comando: — che cosa ne pensate delle vostre artiglierie?

— Ve lo dirò più tardi — rispose il portoghese. — Gettiamoci fra i prahos e le cannoniere e diamo battaglia! Artiglieri, fuoco di tribordo! Giù il brigantino!

Una seconda scarica seguì quel comando, mentre i prahos delle Tigri di Mompracem si riparavano dietro la nave americana scaricando le loro grosse spingarde.

Il brigantino, che si era portato innanzi per proteggere con i suoi pezzi da caccia l’altro incrociatore, prese una tale fiancata che tutte le sue murate si sfasciarono, mentre l’albero maestro, spaccato due piedi sopra la tolda, precipitava attraverso la prora con orrendo fracasso, sfondando parte del castello ed ammazzando o storpiando una mezza dozzina di gabbieri.

Urla formidabili si levarono dai ponti dei prahos della Tigre della Malesia, frammisti a poderose scariche di mitraglia. I pirati di Mompracem si prendevano la loro rivincita e mercè l’aiuto di quella nave potente, sul cui picco era stata subito spiegata la bandiera dell’antico scorridore del mare, tutta rossa con tre teste di tigre, infliggevano a loro volta agli assalitori vittoriosi una dura lezione.

Le cannoniere, vistesi impotenti a sostenere il fuoco contro un così terribile avversario che possedeva delle artiglierie di una potenza e di un calibro quasi sconosciuto in quell’epoca, raccolti in furia i marinai dell’incrociatore e gettata una gomena al brigantino che si trovava nell’impossibilità di rimettersi alla vela, batterono rapidamente in ritirata in direzione di Mompracem, salutati da un’ultima scarica fatta dai pezzi da caccia della Marianna e dalle spingarde dei prahos.

Intanto un uomo era disceso sulla piattaforma della scala della nave americana, che era stata subito abbassata e si era slanciato sulla coperta cadendo fra le braccia aperte di Yanez.

Era di statura piuttosto alta, stupendamente sviluppato, con una testa bellissima, d’aspetto fiero ed energico, con la pelle assai abbronzata, gli occhi nerissimi che pareva avessero dentro un fuoco e la capigliatura folta, ricciuta e nera come l’ala d’un corvo, che cadevagli sulle spalle. La barba, invece, appariva un po’ brizzolata mentre sulla fronte si disegnavano alcune rughe che non dovevano essere precoci.

Vestiva all’orientale, con una casacca di seta azzurra a ricami d’oro