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il re del mare | 141 |
— Ah! Uno strangolatore! — esclamò l’americano, guardandolo con vivo interesse.
Il prigioniero udendo la voce di Yanez aveva trasalito, poi aveva alzato il capo, fissandolo con uno sguardo pieno d’odio.
— Sì — disse: — sono un thug, un amico devoto di Suyodhana, che aveva giurato di vendicare su Tremal-Naik, su Darma, su te e più tardi sulla Tigre della Malesia la distruzione dei miei correligionari. Ho perduto la partita quando credevo di averla vinta: uccidimi. Vi è qualcuno che penserà a vendicarmi e più presto di quello che credi.
— Chi? — domandò Yanez.
— Questo è un mio segreto.
— Che io ti strapperò.
Un sorriso ironico sfiorò le labbra dello strangolatore.
— E mi dirai anche dove quella scialuppa a vapore ha condotto Tremal-Naik, Darma ed i miei Tigrotti sfuggiti al fuoco dei tuoi lila.
— Questo non lo saprai mai!
— Adagio, signor strangolatore — disse l’americano. — Permettetemi d’avvertirvi che io conosco un mezzo infallibile per farvi parlare. Non resistono nemmeno i Pellerossa, che sono d’una cocciutaggine incredibile.
— Voi non conoscete gl’Indiani — rispose il thug. — Mi ucciderete, ma non mi strapperete una sillaba.
L’americano si volse verso il suo marinaio dicendogli:
— Prepara sul ponte un paio di tavole ed un barile d’acqua.
— Che cosa volete fare, signor Brien? — chiese Yanez.
— Ora lo vedrete, signor de Gomera. Fra due minuti quest’uomo parlerà, ve lo prometto.
— Voi — aggiunse poi rivolgendosi a Sambigliong ed a Kammamuri, — prendete quest’uomo e portatelo in coperta.
XV.
L’indiano non aveva opposto la menoma resistenza, anzi il sorriso ironico che gli sfiorava le labbra non era nemmeno sparito. Pareva che quell’uomo fosse assolutamente sicuro di sè e che nemmeno la pro-