Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
134 | emilio salgari |
chi, togliendo così a Yanez ogni speranza di poter raggiungere l’isola che si trovava ancora a otto o dieci gomene di distanza e di salvarsi sotto le folte foreste.
I sette valorosi nondimeno non avevano cessato di far fuoco, bruciando freddamente le loro ultime cartucce. Il portoghese ne dava l’esempio, sparando senza posa, con una calma meravigliosa, senza levarsi dalle labbra la sua ultima sigaretta che si era promesso di finire prima di andarsene all’altro mondo.
Il giong, che aveva conservato tutte le sue vele, correva addosso al povero praho immobilizzato, per abbordarlo o per sfasciarlo con una vigorosa speronata. Aveva sospeso il fuoco delle sue artiglierie, giudicando inutile sprecare le munizioni, tanto era oramai sicuro di aver facilmente ragione su quel pugno di prodi.
— Su, Tigri di Mompracem! — gridò Yanez, vedendo che l’equipaggio del veliero preparava i grappini d’abbordaggio. — Una scarica ancora e poi mano ai parang! Saremo noi che salteremo sul ponte del giong.
Quei sette demonî, che preferivano la morte alla resa, avevano scaricate le loro carabine ed impugnate le pesanti sciabole, quando una violenta detonazione rimbombò dietro di loro, propagandosi per il lontano orizzonte.
Un istante dopo una nuvola di fumo s’alzava sulla poppa del giong; e l’albero maestro spaccato di colpo dallo scoppio di qualche obice, cadeva pesantemente in coperta, assieme all’immensa vela che portava, coprendo i combattenti come sotto un gigantesco sudario.
Yanez, sorpreso che qualcuno potesse accorrere in suo aiuto e proprio in quel momento, quando pareva che la fine fosse oramai prossima, si era voltato vivamente. Una magnifica nave a vapore, di grandi dimensioni, formidabilmente montata da uomini vestiti di bianco: degli europei senza dubbio, girava in quel momento la punta settentrionale di Gaya, dirigendosi velocemente sul luogo della pugna.
— Amici Tigrotti, siamo salvi! — gridò mentre un secondo obice fracassava il timone del giong, ed un terzo spaccava in due una delle scialuppe doppie.
Con un salto fu sulla murata poppiera e facendo portavoce colle mani, gridò ripetutamente:
— A me, Europei!
Un quarto colpo di cannone, che aprì una falla enorme alla linea di galleggiamento del giong, fu la risposta; gli uomini che