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il re del mare | 127 |
— Presto! — gridò Yanez, vedendo i superstiti ad attraversare, sempre correndo, la piccola pianura.
Pochi minuti dopo, estenuati ed insanguinati, madidi di sudore, si precipitavano sulla riva.
— E gli altri? — chiesero a una voce Yanez e Tremal-Naik.
— Tutti morti — rispose Kammamuri con voce affannosa: — anche la tigre, la nostra brava Darma.
— Sia dannato quel cane di «pellegrino»! — gridò l’indiano, sul cui viso traspariva un intenso dolore. — Anche la mia tigre, perduta!
— E i dayachi? — chiese Yanez.
— Fra poco saranno qui — disse Sambigliong.
— Lesti, imbarchiamoci. Tu sul più grosso, Tremal-Naik, con tua figlia e la scorta. A me l’altro, con Kammamuri ed i superstiti.
S’imbarcarono rapidamente ed i due legni presero il largo, mentre la popolazione della borgata, udendo le grida dei dayachi, si salvava precipitosamente nei boschi vicini.
Il vento era favorevole, sicchè i due prahos con poche bordate uscirono dalla piccola baia, filando rapidamente verso il sud-ovest, non volendo scostarsi troppo dalla spiaggia, almeno per il momento.
I dayachi giungevano allora sulle rive della baia, ma troppo tardi. La preda tanto sospirata ancora una volta sfuggiva loro e proprio nel momento in cui credevano di averla finalmente nella mani.
Non sapendo su chi sfogarsi, avevano dato fuoco al villaggio.
— Canaglie! — esclamò Yanez, che teneva la barra del timone. — Se avessi ancora la mia Marianna vi darei una tale lezione da non scordarvela più. Tutto forse non è finito fra noi e voi; e chissà che un giorno non vi ritroviamo sui nostri passi e allora guai al vostro «pellegrino»!
I due legnetti, spinti da un fresco vento di settentrione, erano già lontani e stavano girando il capo Gaya, per entrare nella baia di Sapangar, entro cui sbocca il Kabatuan.
Erano due piccoli prahos pescherecci, con grandi vele formate di vimini intrecciati, bassi di scafo, privi di ponte e col bilancere per poter meglio appoggiarsi e resistere alle raffiche senza correre il pericolo di rovesciarsi.
Quello montato da Tremal-Naik, dalla fanciulla e dagli otto uomini della scorta era un po’ più grosso e portava per armamento