Pagina:Il Re del Mare.djvu/129


il re del mare 125

Per Sivah e Visnù, dovrebbero mandarci incontro un altro manipolo d’uomini.

I dayachi, resi furibondi per la distruzione totale della loro avanguardia, non avevano indugiato a rispondere con scariche formidabili, che rintronavano profondamente nella stretta valle.

Per alcuni minuti la fucileria durò intensissima d’ambe le parti, poi i dayachi, comprendendo che non sarebbero mai riusciti a scacciare con i fucili i difensori della rupe che si tenevano bene nascosti, si radunarono in varî drappelli per prendere a viva forza quella formidabile posizione.

Impugnati i kampilang, si slanciarono, col loro impeto abituale, all’attacco, urlando per incutere maggior terrore ai nemici, ma non erano ancora giunti alla base della rupe, che il fuoco dei Tigrotti e dei loro compagni li costrinse ad arrestarsi per riprendere i fucili.

— Amici! — gridò Sambigliong ai suoi prodi che non abbandonavano i loro posti, quantunque molti fossero stati già feriti. — Ecco il momento terribile! Sappiate morire da eroi!

I dayachi per la seconda volta si erano precipitati all’assalto, sostenendosi con un fuoco vivissimo.

Malgrado le enormi perdite che subivano, avevano cominciato ad arrampicarsi su per le rocce, vociando sempre, balzando come scimmie, impazienti d’impadronirsi delle teste di quegli ostinati difensori e di vendicarsi di tante sconfitte subite.

Il drappello guidato da Sambigliong e da Kammamuri resisteva tenacemente. La lotta diventava terribile. Era un battagliare selvaggio, feroce, inumano.

Gli uomini cadevano mandando urla furiose, tentando ancora di offendere, coi fucili o i kampilang o i parang, gli avversarî.

Sambigliong e Kammamuri vedevano con angoscia assottigliarsi sempre più il loro drappello. Tutti quelli che si trovavano a metà della rupe erano stati decapitati dalle pesanti sciabole degli assalitori, o fucilati sul posto: ed il segnale non si udiva ancora! Che cosa poteva essere successo a Yanez? Che i prahos dei pescatori non fossero ancora rientrati in porto? Era quello che si chiedevano con ansietà estrema Kammamuri e Sambigliong, i quali ormai si vedevano impotenti a frenare l’attacco.

I dayachi salivano sempre, sfidando intrepidamente la morte e facendo scintillare i loro terribili kampilang. Non facevano quasi più fuoco, tanto erano sicuri della vittoria.