Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
il re del mare | 121 |
le mani su quel cane di «pellegrino». Spero di ritrovarlo un giorno sul mio cammino e allora guai a lui!
— Un giorno? — disse ad un tratto Kammamuri, che aveva volti gli sguardi verso il nord. — Gambe, signori! Siamo stati scoperti e ci danno la caccia!
XIII.
Ai bagliori dell’incendio, che rischiaravano tutta la pianura, il maharatto aveva scorta una colonna di dayachi che s’avanzava a passo di corsa lungo il margine della foresta, cercando di accostarsi inosservata. Doveva essere l’ultima riserva del «pellegrino» che muoveva alla caccia dei fuggiaschi.
Qualcuno doveva averli veduti attraversare la pianura ed aveva dato l’allarme prima che scomparissero sotto i boschi.
Yanez e Tremal-Naik con un solo sguardo si persuasero che non era il caso d’impegnare una lotta, anche se il grosso dei nemici si trovava, almeno per parecchie ore, nell’impossibilità di prendere le armi.
— Sono almeno un centinaio e per la maggior parte armati di fucili! — aveva esclamato il portoghese. — Raccomandiamoci alle nostre gambe e carichiamo i feriti più gravi sui cavalli. A terra, Tremal-Naik, e anche tu, Kammamuri; e tu, Sambigliong, forma un drappello che protegga la ritirata.
Sei feriti furono fatti salire sui tre cavalli rimasti liberi, il settimo su quello montato da Darma; ed il drappello si slanciò di corsa sotto la foresta, fuggendo verso ponente.
Sambigliong, con otto uomini scelti fra i più lesti ed i più robusti, si era messo alla retroguardia, per rallentare, con qualche scarica, lo slancio degli inseguitori.
Avevano il vantaggio di qualche chilometro e si studiavano di mantenerlo, facendo sforzi disperati per non rimanere indietro.
Quella corsa sfrenata sotto le gigantesche piante durò una buona ora, poi Yanez e Tremal-Naik, avendo trovato una macchia foltissima, comandarono la fermata onde non sfiatare completamente i loro compagni.
Quel luogo si prestava anche opportunamente per una valida