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il re del mare 119

dere e si rovesciarono all’impazzata nel kampong, urlando a squarciagola, pronti a sgozzare i difensori a colpi di kampilang.

Yanez, vedendoli slanciarsi verso gli enormi vasi che formavano come una doppia barriera dinanzi al bengalow, aveva dato ordine di sospendere il fuoco per non irritare troppo gli assalitori.

Vedendo quei recipienti, i dayachi per la seconda volta si erano arrestati. Un resto di diffidenza li tratteneva ancora non sapendo che cosa potessero contenere.

L’alcool che si sprigionava dai coperchi, che erano stati appositamente smossi, non tardò a giungere ai loro nasi.

Bram! Bram!

Fu il grido che uscì da tutte le gole. Si erano precipitati sui vasi, strappando i coperchi e tuffando le mani nel liquido.

Urla di gioia scoppiarono tosto fra gli assedianti. Una bevuta s’imponeva, tanto più che i difensori avevano sospeso il fuoco.

Un sorso, solo un sorso e poi avanti all’attacco! Ma dopo le prime gocce tutti avevano cambiato parere. Era meglio approfittare dell’inazione della guarnigione del kampong; d’altronde era infinitamente migliore, quell’ardente liquore, delle palle di piombo.

Invano i capi si sfiatavano per cacciarli innanzi. I dayachi erano diventati ostriche attaccate al loro banco con la differenza che si erano invece incrostati ai vasi.

Ottanta vasi di bram! Quale orgia! Mai si erano trovati a simile festa.

Avevano gettato perfino gli scudi ed i kampilang, e bevevano a crepapelle, sordi alle grida ed alle minacce dei capi.

Yanez e Tremal-Naik ridevano allegramente, mentre i loro uomini staccavano senza troppo rumore alcuni tavoloni dalla cinta per prepararsi la ritirata.

Intanto le tettoie cominciavano ad ardere e dalle finestre del bengalow uscivano torrenti di fumo nero.

Fra pochi istanti una barriera di fuoco doveva frapporsi fra gli assedianti e gli assediati.

I dayachi non parevano preoccuparsi dell’incendio che minacciava di divorare l’intero kampong.

Insaziabili bevitori, continuavano a dare dentro ai vasi, urlando, ridendo, cantando e contorcendosi come scimmie. Bevevano con le mani, coi panieri destinati a contener le teste dei vinti nemici, con gusci di noci di cocco trovati per il cortile.

I loro stessi capi avevano finito per imitarli. Il terribile «pellegrino» dopo tutto era al campo e non poteva vederli. Perchè non