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8 | emilio salgari |
che produceva uno strano effetto su chi lo vedeva, a quella chiamata, aveva abbandonata la ribolla del timone che fino allora aveva tenuta e si era accostato a Yanez con un fare sospettoso che tradiva una coscienza poco tranquilla.
— Padada, — disse l’europeo con voce secca, mentre appoggiava la destra sul calcio d’una delle due pistole, — come va questa faccenda? Parmi tu avessi detto che conoscevi tutti i passi della costa bornese ed è solo per ciò che io ti ho imbarcato.
— Ma, signore... — balbettò il malese con aria imbarazzata.
— Che cosa vuoi dire? — chiese Yanez che forse, per la prima volta in vita sua, pareva avesse perduta la sua flemma abituale.
— Questo banco non esisteva prima.
— Briccone, vuoi tu che sia sorto stamane dal fondo del mare? Sei un imbecille! Tu hai dato un colpo falso di barra per arrestare la Marianna.
— A quale scopo, signore?
— Che ne so io? Potrebbe darsi che tu fossi d’accordo con quei misteriosi nemici che hanno sollevato i dayachi.
— Non ho avuto altri rapporti che coi miei compatriotti, signore.
— Credi che ci potremo disincagliare?
— Sì, all’alta marea.
— Vi sono molti dayachi sul fiume?
— Non credo.
— Sai che abbiano buone armi?
— Non ho veduto presso di loro che qualche fucile.
— Chi può essere stato a sollevarli? — borbottò Yanez. — Vi è un mistero qui sotto che io non riesco a spiegare, quantunque la Tigre della Malesia si ostini a vedere in tuttociò la mano degl’Inglesi. Speriamo di giungere in tempo e di ricondurre Tremal-Naik e Darma a Mompracem, prima che i ribelli invadano le loro piantagioni e distruggano le loro fattorie. Vediamo se possiamo lasciare questo banco prima che la marea abbia raggiunto la sua massima altezza.
Volse le spalle al malese e si diresse verso prora, curvandosi sulla murata del castello.
La nave che aveva dato in secco, probabilmente in causa d’una falsa manovra, era uno splendido veliero a due alberi, costruito di certo da poco tempo a giudicarlo dalle sue linee ancora perfette, con due immense vele simili a quelle che portano i grossi prahos