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il re del mare 97

— Fuoco in mezzo alle piante! — gridò Yanez. — Ci sono sotto.

Poi facendo girare la spingarda sul perno e abbassando la canna più che potè, lanciò una bordata di mitraglia di traverso, mentre i Tigrotti di Mompracem e gli uomini di Tremal-Naik ricominciavano il fuoco massacrando arbusti e assedianti insieme. Vociferazioni spaventevoli s’alzarono sotto le piante: segno evidente che non tutti i colpi erano andati perduti; poi una valanga d’uomini si rovesciò verso la saracinesca assalendola a colpi di kampilang, mentre i lila ed i mirim raddoppiavano il fuoco, cercando di mandare le loro palle sulle terrazze, onde allontanarne i difensori.

Tremal-Naik aveva mandato un lungo fischio.

Subito si videro uscire dalla cucina otto uomini che portavano delle enormi caldaie che spandevano all’interno un fumo acre e denso.

Salirono rapidamente la scala, deponendo le caldaie sul terrazzo sovrastante la saracinesca.

— Per Giove! — esclamò Yanez, sentendosi avvolgere da quel fumo che gli strappava dei colpi di tosse. — Che cosa portate qui?

— Guàrdati, Yanez! — gridò Tremal-Naik. — Lascia il posto a questi uomini.

— Ma gli altri cominciano a montare.

— Il caucciù bollente li farà ridiscendere.

Gli otto uomini, armatisi di giganteschi mestoli, cominciarono a rovesciare il liquido fumante contenuto nelle caldaie.

Urla orribili, strazianti, s’alzarono tosto alla base della cinta. I dayachi, spaventosamente ustionati dal caucciù bollente che veniva gettato dall’alto della cinta e senza alcuna economia, si erano scagliati come pazzi in mezzo alle piante, fuggendo a precipizio.

Una mezza dozzina di essi, che avevano ricevuto le prime palate del terribile liquido, si dimenavano e si contorcevano dinanzi alla saracinesca, ululando lugubremente come cani idrofobi.

— Per Giove! — esclamò Yanez, facendo un gesto d’orrore. — Tremal-Naik ha avuto una trovata magnifica! Cucina vivi quei poveri diavoli!

I dayachi fuggivano anche dalle altre parti, poichè anche da quelle terrazze gli assediati avevano cominciato ad aspergere coloro che avevano tentato la scalata.

Il fuoco intenso delle spingarde e delle carabine completava la sconfitta degli assedianti, i quali ormai non pensavano ad altro che