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96 | emilio salgari |
spingarde diventano per il momento inutili, tuttavia le carabine e le pistole avranno ancora buon giuoco.
— Non inquietarti, amico mio — disse Tremal-Naik. — Ho preparato loro una sorpresa che produrrà sulla loro pelle maggior effetto dei chiodi.
— Ma intanto ci sono sotto.
— Lasciali venire. D’altronde le cinte sono alte e le tavole di teck così grosse, che i loro kampilang si smusseranno senza riuscire a spaccarle.
— M’inquieta il fuoco dei loro pezzi.
— Tirano così male!
— Che cosa fanno? Non li odo più.
— Si avanzano, strisciando fra le spine.
— È bene assicurata la saracinesca?
— Ho fatto mettere le caviglie di ferro e nessuno potrà alzarla. Eccoli!
Mentre i lila ed i mirim continuavano a tuonare, aprendo nei panconi delle cinte qualche foro appena sufficiente per lasciar passare una mano, ed i fucilieri s’avanzavano, sempre disposti in catena, strisciando al suolo e nascondendosi dietro i piccoli rialzi di terreno e dietro i tronchi abbattuti per sfuggire alle scariche della spingarda collocata sul minareto e che non aveva cessato di far fuoco, gli assalitori s’aprivano con precauzione il passo fra le piante spinose.
Essendo quasi tutti nudi, ed i cespugli e gli arbusti foltissimi e formidabilmente armati di punte acutissime, l’impresa era tutt’altro che facile e lo provavano le grida di dolore che di quando in quando mandavano gli assalitori, che non potevano frenare.
— La loro carne va a brandelli — disse Yanez, che curvo sul parapetto, fra l’apertura lasciata da due sacchi di sabbia collocati dinanzi alla spingarda, li spiava. — Mordono le spine, miei cari.
— Eppure passano egualmente quei demonî. Ecco lì il primo, che striscia lungo la cinta.
— E che non andrà a raccontare ai suoi compagni se è più o meno solida — aggiunse il portoghese.
Puntò la carabina e sparò quasi senza mirare. Il dayaco che era riuscito, a prezzo di chissà quali punture, ad attraversare quella formidabile barriera, si levò di colpo sulle ginocchia allargando contemporaneamente le braccia e cadde col cranio attraversato dal proiettile, mandando un urlo rauco.