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favorito, a favorirlo; e se ella non è affezione naturale verso di quello, ma fusse solo perchè quelli non si contentavano di quello Stato, con fatica e difficultà grande se gli potrà mantenere amici; perchè e’ fia impossibile che lui possa contentargli. E discorrendo bene con quelli esempi che dalle cose antiche e moderne si traggono la cagione di questo, vedrà esser molto più facile il guadagnarsi amici quelli uomini che dello Stato innanzi si contentavono, e però erano suoi nimici, che quelli, i quali, per non se ne contentare, gli diventarono amici, e favorironlo ad occuparlo.

È stata consuetudine de’ Principi, per poter tenere più sicuramente lo Stato loro, edificare fortezze che sieno briglia e freno di quelli che disegnassino far loro contro, ed avere un rifugio sicuro da un primo impeto. Io lodo questo modo, perchè gli è usitato anticamente. Nondimeno Messer Niccolò Vitelli ne’ tempi nostri si è visto disfare due fortezze in Città di Castello, per tener quello Stato. Guid’Ubaldo Duca di Urbino, ritornato nel suo Stato, donde da Cesare Borgia era stato cacciato, rovinò da fondamenti tutte le fortezze di quella provincia; e giudicò senza quelle più difficilmente riperdere quello Stato. I Bentivogli, ritornati in Bologna, usarono simil termine. Sono adunque le fortezze utili o no, secondo li tempi; e se ti fanno bene in una parte, ti offendono in una altra. E puossi discorrere questa parte così. Quel Principe che ha più paura de’ popoli, che de’ forestieri, deve fare le fortezze; ma quello che ha più paura de’ forestieri, che de’ popoli, deve lasciarle indietro. Alla Casa Sforzesca ha fatto e farà più guerra il castello di Milano che vi edificò Francesco Sforza, che alcun altro disor-