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cenziosamente sotto Commodo, non poterono sopportare quella vita onesta, alla quale Pertinace gli voleva ridurre; onde avendosi creato odio, ed a questo odio aggiunto dispregio per l’esser vecchio, rovinò ne’ primi principii della sua amministrazione. Onde si deve notare che l’odio si acquista così mediante le buone opere, come le triste; e però, come io dissi di sopra, volendo un Principe mantenere lo Stato, è spesso forzato a non esser buono; perchè quando quella università, o popolo, o soldati, o grandi che sieno, della quale tu giudichi, per mantenerti, aver bisogno, è corrotta, ti convien seguire l’umor suo, e sodisfarle; e allora le buone opere ti sono inimiche. Ma vegniamo ad Alessandro, il quale fu di tanta bontà, che tra l’altre lodi che gli sono attribuite, è, che in quattordici anni, che tenne l’imperio, non fu mai morto da lui nessuno ingiudicato; nondimanco, essendo tenuto effeminato, e uomo che si lasciasse governare dalla madre, e per questo venuto in dispregio; conspirò contro di lui l’esercito, ed ammazzollo.
Discorrendo ora per opposito le qualità di Commodo, di Severo, di Antonino, di Caracalla, e di Massimino, gli troverete crudelissimi e rapacissimi, li quali, per satisfare a’ soldati, non perdonarono a nissuna qualità d’ingiuria che ne’ popoli si potesse commettere; e tutti, eccetto Severo, ebbero tristo fine; perchè in Severo fu tanta virtù, che, mantenendosi i soldati amici, ancorchè i popoli fossero da lui gravati, potè sempre regnare felicemente; perchè quelle sue virtù lo facevano nel cospetto de’ soldati e de’ popoli sì mirabile, che questi rimanevano in un certo modo attoniti e stupidi, e quelli altri riverenti e satisfatti. E perchè le azioni di costui