Pagina:Il Principe.djvu/52

42

si sia maneggiato, come di sopra è detto, e di sotto si dirà, sarà sempre assaltato con gran rispetto; perchè gli uomini sono sempre nimici delle imprese, dove si vegga difficultà; nè si può vedere facilità assaltando uno che abbia la sua terra gagliarda, e non sia odiato dal popolo.

Le città d’Alemagna sono liberissime, hanno poco contado, ed ubbidiscono all’Imperadore quando le vogliono, e non temono nè questo, nè altro potente che l’abbino intorno, perchè le sono in modo fortificate, che ciascuno pensa la espugnazione di esse dovere essere tediosa e difficile, perchè tutte hanno fossi e mura convenienti, hanno artiglieria a sufficienza, e tengono sempre nelle canove pubbliche da mangiare e da bere, e da ardere per un anno. Ed oltre a questo, per potere tenere la plebe pasciuta, e senza perdita del pubblico, hanno sempre in comune per un anno da poter dar loro da lavorare in quelli esercizi che siano il nervo e la vita di quella città, e dell’industria de’ quali la plebe si pasca; tengono ancora gli esercizi militari in riputazione, e sopra questo hanno molti ordini a mantenerli. Un Principe adunque che abbia una città forte, e non si facci odiare, non può essere assaltato; e se pur fusse chi lo assaltasse, se ne partirebbe con vergogna; perchè le cose del mondo sono sì varie, che egli è quasi impossibile che uno possa con gli eserciti stare un anno ozioso, e campeggiarlo. E chi replicasse, se il popolo arà le sue possessioni fuora, e veggale ardere, non arà pazienza; e il lungo assedio e la carità propria gli farà dimenticare il Principe; rispondo che un Principe potente ed animoso supererà sempre quelle difficultà, dando ora speranza a’ sudditi che il male non sia lungo, ora timore